Pianeta animali, Fonte: http://www.enpa.it/

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view post Posted on 29/10/2009, 18:43




NUOVE MINACCE PER LA SOPRAVVIVENZA DELL’ ELEFANTE AFRICANO. L’ENPA: “FERMARE SUBITO OGNI TIPO DI CACCIA”


Nubi cupe si addensano sul futuro dell’elefante africano. Decine di migliaia di esemplari rischiano infatti di essere sterminati se anche Tanzania e Zambia dovessero beneficiare di un escamotage che permeterebbe loro di commerciare l’avorio (nel 2007 alcuni Paesi sudafricani Botswana, Namibia, Sud Africa, Zimbabwe con un escamotage avevano ottenuto il via libera al commercio di avorio). Il meccanismo è tanto semplice semplice quanto spietato. “Si consente il commercio dell’avorio stoccato nei magazzini perchè frutto di sequestri e caccia autorizzata (108 tonnellate di avorio legale certificato nel 2007) - spiega Giovanni Guadagna, responsabile Ufficio Cattività di ENPA - in cambio di un periodo di nove anni durante il quale i paesi proponenti si impegnavano a non avanzare più tale proposta. Ed infatti a chiedere in questi giorni la diminuzione delle misure di protezione, ci stanno pensando non più i proponenti del 2007 ma altri paesi africani: Zambia e Tanzania”. I canali legali del commercio dell’avorio stoccato si diramano in mezzo mondo fornendo così, complice la facile falsificabilità dei documenti e la scarsità dei controlli, una utile veste con cui mimetizzare i ben più lucrosi e numerosi commerci illegali. Un recente studio della Università di Washington ha dimostrato, grazie all’esame del DNA, la provenienza illecita dell’ avorio in realtà spacciato per legale. Si arriva così al paradosso che l’avorio sequestrato, invece di essere distrutto, fornirà l’alibi per nuove stragi che si perpetueranno, secondo questo meccanismo, fino all’estinzione dell’elefante africano. Secondo Enpa l’unico modo per bloccare in maniera considerevole il bracconaggio, è vietare la caccia autorizzata e distruggere l’avorio sequestrato. Per fortuna il divieto totale di ogni forma di commercio è stato già annunciato da otto paesi africani, guidati dal Kenya. Il divieto verrà proposto ai prossimi lavori della Convenzione di Washington, fissati nel Qatar per il marzo 2010.

I DATI DELLA STRAGE:
Secondo le ultime stime gli elefanti africani sono all’incirca mezzo milione meno della metà di quelli che vivevano nel continente nel 1979. Oltre seicentomila esemplari sono stati uccisi prima che venisse imposto il massimo grado di protezione, ora ulteriormente compromesso dalle intenzioni di Zambia e Tanzania. La principale causa della diminuzione delle popolazioni selvatiche dell’elefante africano è rappresentata dal commercio di avorio, oltre che dalla distruzione dell’habitat, dai trofei di caccia, dalla cattura per zoo e circhi. Dagli elefanti macellati si ricava di tutto: pelle per la concia, carne, trofei di caccia. Principali importatori di avorio sono la Cina ed alcuni paesi arabi, ma alcune zanne sono state sequestrate anche in Italia ed Austria. Dal 2006 al 2008 sono stati esportati fino a 11.000 metri quadrati di pelle, oltre 300 orecchie, 566 zampe, 110 code, quasi 1500 trofei, 2500 zanne. Molto difficile la confisca delle parti illegali. Nei primi nove mesi del 2009 sono state sequestrate 20 tonnellate di avorio. Se si pensa che questo dato rappresenta solo il 10% del totale illegale, è facile intuire la considerevole portata del bracconaggio, soprattutto alla luce del fatto che l’avorio autorizzato ammonta a “sole” 108 tonnellate. Nei primi nove mesi del 2009, quasi 1300 chili di avorio sono stati sequestrati in Cina, di cui mezza tonnellata provenienti dalla Zimbabwe; oltre 2,5 tonnellate provenienti dalla Tanzania sono state invece sequestrate in Vietnam, mentre provenivano da un paese intermediario, quale il Qatar, gli oltre 800 chili di avorio sequestrato in Thailandia alla quale devono addebitarsi altri 900 chilogrammi provenienti dall’Uganda. Duecento tonnellate di avorio corrispondono a diverse poche migliaia di elefanti uccisi: solo nel 2009 la Convenzione di Washington ha autorizzato il Botswana ad esportare zanne ed altre parti per trofei equivalenti a 400 animali, 80 per il Cameroon, 50 per il Gabon (oltre a 500 pezzi lavorati per uso personale), 200 per la Tanzania, 20 per lo Zambia, e 500 per lo Zimbabwe. (28 ottobre)

SEMPRE PIU’ RINOCERENTI VITTIME DEI BRACCONIERI IN SUDAFRICA. L’ENPA: DECUPLICATI I NUMERI DELLA STRAGE


Sono oltre 100 i rinoceronti uccisi nel solo 2009 dai bracconieri in Sudafrica. Il costoso corno di rinoceronte, frutto delle razzie dei bracconieri, viene utilizzato soprattutto in Cina, salita in cima della lista dei paesi importatori, per l’utilizzo nella medicina tradizionale, ma anche nei paesi arabi come manico per un particolare tipo di pugnale, molto richiesto. I dati 2009 relativi al numero di rinoceronti uccisi dai cacciatori rivelano, secondo Enpa, una preoccupante escalation del fenomeno soprattutto rispetto al periodo 2000-2007 (120 rinoceronti abbattuti complessivamente). Secondo La recrudescenza del bracconaggio ai danni di questi animali sarebbe da ricondurre, secondo la Protezione Animali, alla legislazione internazionale (Convenzione di Washington-Cites) che consente al Sudafrica di commerciare rinoceronti e parti di essi (come nel caso dei trofei di caccia). “Finché verrà consentito il commercio legale di animali esotici – ha spiegato Giovanni Guadagna, responsabile dell’Ufficio Cattività di Enpa – è chiaro che vi saranno sempre dei canali di smercio grazie ai quali è possibile occultare i frutti dei traffici illegali; aggirare la documentazione attestante la corretta provenienza di un animale”. Secondo l’Enpa per ridurre drasticamente il bracconaggio, bisognerebbe bandire ogni forma di caccia. (27 ottobre)

NAVI DEI VELENI IN CALABRIA: MANIFESTAZIONE A AMANTEA SABATO 24 OTTOBRE. ADESIONE DELL'ENPA



“Navi dei veleni: a galla la verità”. Sabato 24 ottobre a Amantea, in Calabria, si terrà una manifestazione nazionale organizzata da Legambiente. Dopo il rinvenimento, al largo di Cetraro, di un relitto carico di bidoni, i cittadini calabresi chiedono verità sui traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi smaltiti con la tecnica delle “navi a perdere”, carrette del mare lasciate affondare nel Mediterraneo, in particolare lungo le coste calabresi. Il Governo – chiedono gli organizzatori della manifestazione – deve fare la sua parte e dare risposte immediate soprattutto in merito al recupero del relitto e alla bonifica dell'area, contaminata da rifiuti tossici e radioattivi. Alla manifestazione di Amantea ha dato la sua adesione formale anche l'Enpa. Ulteriori informazioni su www.legambiente.eu. (22 ottobre)

LA STORIA DI MAMBO, UN TROVATELLO BARBARAMENTE SEVIZIATO DA DUE GIOVANI IN CERCA DI "EMOZIONI FORTI"



Espira de l’Agly è un tranquillo paesino della provincia francese, una manciata di chilometri di distanza dalla città di Perpignan e dal confine spagnolo. Il calendario segna il 10 agosto, San Lorenzo, il giorno in cui, di sera, i ragazzi sono soliti riunirsi in spiaggia per ammirare lo spettacolo delle stelle cadenti e trascorrere in allegria alcune ore davanti ai falò. A due giovani francesi, un diciassettenne e una ventenne, la tradizionale serata al mare deve essere sembrata un rituale logoro, ormai banale. E così per sfuggire a quella che essi stessi hanno candidamente definito “noia”, i due non hanno trovato niente di meglio che infierire su un povero randagio. L’unica colpa di Mambo, una randagio così ribattezzato dalla sua nuova proprietaria, è stata quella di aver incrociato il cammino dei due equivocando una dimostrazione di crudeltà con una promessa di coccole. La ragazza si avvicina al cagnolino, ignaro di quanto lo aspetta, gli regala un paio di carezze, poi lo immobilizza stringendolo forte; il suo amico, intanto, cosparge di benzina il corpo di Mambo, prende un accendino dalla tasca e da fuoco all’animale. I due, divertiti, osservano il cane mentre, nel tentativo di spegnere le fiamme, si divincola rotolandosi furiosamente sull’asfalto; neanche i suoi guaiti disperati muovono a compassione il cuore pietrificato dei giovani che, impassibili, assistono all’orrendo “spettacolo”. Poi, a un certo, probabilmente annoiati anche da questa “trovata”, i due girano le spalle e abbandonano l’animale al suo destino. Passano le settimane, finché – è storia di questi giorni - Mambo e i suoi aguzzini non si ritrovano. Questa volta, però, lo scenario è diverso: l’estate ha ceduto il passo alle prime piogge autunnali, le strade di un tranquillo paese della provincia francese al chiuso di un aula di giustizia. Contrariamente a quanto i ragazzi avrebbero mai potuto immaginare, Mambo, un quattrozampe piccolino e magro, con gli occhi bagnati di malinconia, è stato più tenace di loro. La sua voglia di vivere, la sua forza di volontà hanno sconfitto, da sole, una ferocia che episodi di questo tipo accreditano come prerogativa della specie umana. La ragazza, riconosciuta responsabile di atti di crudeltà e barbarie nei confronti degli animali, è stata condannata a un anno di carcere; il diciassettenne, invece, sarà chiamato a rispondere il 17 dicembre prossimo di fronte al Tribunale dei minori. Mambo nel frattempo ha trovato una famiglia ma conserverà ancora a lungo il ricordo e il dolore fisico per le sevizie subite, vero e proprio marchio di crudeltà. Mambo però ma non sarà più solo: un nazione intera, indignata, si è schierata al suo fianco, con la speranza che nessun altro essere vivente abbia a vivere la folle assurdità da lui sperimentata. (17 settembre)

GREAT BRITISH CIRCUS; CANDID CAMERA SCOPRE MALTRATTAMENTI AI DANNI DEGLI ELEFANTI


E’ stata la telecamera nascosta di un’associazione animalista britannica, i cui volontari sono entrati di soppiatto nel tendone del circo, a svelare i maltrattamenti che hanno subito gli elefanti “Great Britsh Circus”, colpiti con forconi, scope o aste di metallo, spesso tenuti in catene per ore. Secondo quanto reso noto dall’emittente televisiva Sky News, dal video si evince come gli animali accusino gravi disturbi, dovuti sia ai maltrattamenti sia allo stato di cattività in cui sono tenuti. Il circo inglese, che nel frattempo ha licenziato l’addestratore, ripreso dalla telecamera degli animalisti, ha tentato spiegare con una bizzarra teoria etologica l’anomalo comportamento degli elefanti. ''Vari studi hanno dimostrato che gli animali addestrati “ondeggiano” quando sono eccitati - ha spiegato un portavoce - per esempio prima di esibirsi o quando si prepara il cibo. A volte gli addestratori usano delle aste solo per tenerli a bada poiche' durante i pasti potrebbero altrimenti dar fastidio agli altri animali''. (20 agosto)

 
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