Show Me Love

« Older   Newer »
  Share  
Little Empress
view post Posted on 16/11/2009, 21:48




Allora, ecco la FF a cui sto lavorando ora, l'altra non mi ispirava già dall'inizio, quindi la abbandono definitivamente (almeno credo). Questa volta non mi limiterò a solo una coppia, bensì a quattro: TwinLeafShipping (DawnxDamion); FortuneShipping (DawnxLucas); BeaconShipping (DawnxVolkner); IronWillShipping (DawnxRiley).
Agendina nomi:
Dawn = Lucinda
Damion = Barry
Lucas = Lucas
Volkner = Corrado
Riley = Marisio
Io preferisco l'ultima coppia, però voglio mettermi alla prova e vedere come me la cavo a gestirne quattro *__* Ok, posterò pochi pezzi alla volta.
Ricordo che mi baso sul gioco e non sull'anime.
Spero vi piaccia (più dell'altra almeno XD).
Buona lettura~



Show me love
«Pronto, Didi?»
«Quante volte ti dovrò ripetere di non chiamarmi in quel modo, Lucas?»
«Ti sta bene, è un soprannome carino»
«A me non piace, quindi chiamami col mio nome…»
«Va bene, Dawn…»
«Bravo! Comunque cosa volevi?»
«Ti va se ci troviamo? Così mi puoi mostrare a che punto sei con il Pokedex»
«Uhm…se è solo per questo potremmo vederci anche domani, visto che era mia intenzione passare per Sandgem Town»
«Ah, ok…Quindi domani?»
«Sì, Lucas»
«…Mattina?»
«E sia. Ora scusa, ma ti devo salutare, perché mia madre mi chiama. Ciao, a domani!»
«Ehi, asp- »
Clic.
Dawn sospirò. Chiuse il cellulare e lo lasciò cadere sul letto. Si guardò i piedi, mani sui fianchi. Lucas era sempre stato un po’ appiccicoso. Poi, cos’era quel tono deluso quando gli aveva detto che sarebbe passata l’indomani? Mica poteva accontentare sempre tutti. E vieni qui, e fai questo, e quest’altro, ricordati di salutarmi il Prof, etc. etc. etc. Le dispiaceva aver terminato la conversazione chiudendogli letteralmente il cellulare in faccia. Anzi, a dire il vero non si sentiva un granché in colpa. Tanto l’avrebbe visto il giorno seguente e avrebbero passato insieme come minimo un’ora, scanso problemi. Sua madre la chiamò da dabbasso:
«Dawn? Scendi, per favore»
La ragazza sospirò nuovamente e, senza troppa premura, si avviò verso le scale. Quando arrivò al piano terra, trovò sua madre intenta a guardare la televisione, mentre Glameow se ne stava acciambellato sulle sue gambe, addormentato.
«Sì?» chiese Dawn alla madre.
«Ah, cara, siediti qui» le rispose la donna, indicandole il posto libero accanto a lei, sul divano. La ragazza si sedette, ubbidiente e attese in silenzio.
«Guarda com’è in gamba questa Fantine!» riprese la madre «Meravigliosa esibizione! Ha inaugurato l’Ultra Contest facendo esibire il suo Mismagius».
«Già, lo so quanto è brava» rispose pazientemente Dawn «Ti ricordo che l’ho affrontata in palestra, quindi l’ho anche conosciuta. Inoltre ha fatto parte della giuria in diversi contests ai quali ho preso parte».
«Giusto, ma è così brava e bella!» continuò la donna, piena di ammirazione.
Dawn la guardò seccata: l’aveva chiamata solo per questo?
Il campanello suonò insistentemente, facendo sussultare la ragazza. Dopo una breve pausa di qualche secondo, riprese a trillare con più insistenza.
«Dawn, potresti andare a vedere chi è, prima che la bolletta salga ulteriormente?» chiese cortesemente la madre, che stava iniziando ad infastidirsi. Dawn, controvoglia e più scocciata di prima, si diresse con passo deciso verso l’entrata, gridando per superare il rumore assordante:
«Ho sentito! Arrivo!»
Spalancò la porta e guardò con astio il ragazzo che stava dinanzi a lei.
«Damion!»
«Ciao, Dawn! Sai che ti dovrei proprio dare una multa stratosferica per tutto il tempo che hai impiegato ad aprirmi?!» esclamò Damion, apparentemente seccato.
Dawn non disse nulla e continuò a guardarlo male, aspettando che andasse avanti.
«Comunque, ero venuto qui perché volevo sfidarti!» continuò grintoso il ragazzo.
«Scusa, ma non ho proprio voglia al momento…» rispose lei, sbuffando.
«Allora andiamo a farci un giro al lago!» propose Damion.
«Mah…Non so…»
«Invece vieni! Forza, muoviti! Ti aspetto qui!»
Dawn sospirò. Era già la terza volta in poco tempo. Quando quello si metteva in testa qualcosa, non c’era nulla che potesse fargliela passare di mente. Lo lasciò sull’uscio e andò in camera, mentre sua madre dal divano le chiedeva chi c’era alla porta. La ragazza le rispose urlando il nome “Damion” dalla camera, mentre si cambiava. Faceva abbastanza freddo fuori, quindi optò per qualcosa di caldo: infilò le sue calze nere, alte sopra al ginocchio, la sua gonna rosa preferita, una maglia nera a maniche lunghe, con scollo a V e il suo cappello bianco. Indossò il cappotto rosso e prese al volo la borsa, scese le scale e salutò con un gesto della mano la madre.
«A dopo» disse prima di calzare i suoi caldi Ugg Boots rosa e uscire di casa.
Damion la stava aspettando, battendo impazientemente il piede. Quando la vide, disse frustrato:
«Insomma, com’è che sei così lenta?! Il mattino ha l’oro in bocca!»
«E’ pomeriggio, Damion» gli rispose Dawn, annoiata.
«Lo dicevo per dire» si giustificò il ragazzo «E comunque andiamo!». La prese per mano e, con la sua camminata rapida, la trascinò via. Dopo qualche minuto erano già arrivati al lago.
Dawn, ansante, stava borbottando scocciata:
«Certo che potevi andare con un po’ più di calma»
«Ti pare?» gli rispose l’altro mentre guardava sorridente la grotta al centro del lago.
«Effettivamente…» disse Dawn, ricordandosi con chi stava parlando.
Damion si avvicinò alle acque cristalline del lago, guardandosi intorno e stiracchiandosi, stendendo le braccia verso il cielo. Dawn si lasciò cadere seduta nell’erba umida, chiuse gli occhi e rivolse il viso alla facciata celeste. Era da molto che non veniva in quel posto. Da piccola era solita andarci con Damion, ovviamente stavano lontani dall’erba alta. Fino a quel giorno in cui, appresa la notizia del Gyarados rosso, il suo amichetto l’aveva letteralmente trascinata nei cespugli alti come loro e si erano imbattuti in uno stormo di Starly selvatici. Per fortuna il Prof. Rowan era prontamente intervenuto imprestandogli due dei suoi pokèmon. Lei aveva scelto Piplup, mentre Damion prese Turtwig. Sconfissero facilmente i pokèmon selvatici e scoprirono così il fantastico mondo degli allenatori. Il Prof. cedette loro i pokèmon che avevano scelto e i due iniziarono la loro avventura nel mondo dei mostriciattoli tascabili, affrontando ogni tipo di situazione. Erano entrambi riusciti a superare la Lega, ma solo Dawn poteva accedere al Club degli Allenatori, dove vi si riunivano alcuni personaggi con le loro potenti squadre, come capipalestra e molti altri. Aveva incontrato moltissimi pokèmon e persone lungo il suo viaggio. Tra cui…
«E’ proprio bello questo posto» disse improvvisamente Damion, distogliendo Dawn dai suoi pensieri. Si accorse che il compagno era seduto ora al suo fianco. Aveva un’espressione rilassata sul volto, che sorprese la ragazza. Non l’aveva quasi mai visto così. Di solito era un esagitato rompiscatole. Così, però…
«Cosa c’è, Dawn? Perché mi guardi così?» le chiese Damion, osservandola confuso. Dawn arrossì e rivolse lo sguardo altrove, soffermandosi su un fiore, che guardava senza in realtà vedere.
«Niente, stavo pensando» rispose evasiva. A dire il vero nemmeno lei sapeva perché.
«Ah, ok» rispose sorridendo Damion, tornando a guardare il lago.
Il silenzio piombò nuovamente tra loro, facendo sì che Dawn si perdesse nuovamente nei suoi pensieri. Damion la osservò con la coda dell’occhio, sempre sorridendo.
 
Top
0oGOLDENSTARo0
view post Posted on 17/11/2009, 14:31




bellissima ma ora vado a cercare damion non so nemmeno chi è
 
Top
Little Empress
view post Posted on 17/11/2009, 14:51




Come non sai chi è? ç.ç L'ho scritto nell'agenda sopra! E' Barry, il biondino sempre di corsa, hai presente?

Comunque metto il seguito:


Dopo qualche minuto una piccola figura comparve di fronte a loro, emettendo uno stridulo verso:
«Meeesprittt!»
Dawn e Damion sussultarono e guardarono sconcertati il pokèmon, che si parò dinanzi a loro.
«Mesprit?!» esclamò il ragazzo, guardando l’essere mistico sorpreso.
«Mesprit» convenne Dawn. L’aveva incontrato lungo il suo viaggio diverse volte. L’aveva anche guidata nel mondo distorto. Era una sorta di amico, anche se a volte era un vero e proprio scocciatore: si divertiva a combinarle scherzi. Adorava giocare.
«Meeesprittt!» ridisse il pokèmon allegramente, per poi prendere a volare vorticosamente intorno a loro, fermandosi ogni tanto davanti a uno dei due.
«Vuole giocare» spiegò Dawn al compagno, che si alzò di scatto, con l’aria di essere pronto a tutto.
«Se è questo che vuoi» disse deciso «Allora attento, che ti prendo!». Detto ciò si lanciò all’inseguimento di Mesprit, che però volava troppo veloce e usava anche il teletrasporto per schivare le prese del ragazzo.
«Meeesprittt!». Perlomeno sembravano divertirsi. Dawn non aveva voglia di alzarsi. Era sempre la solita storia, tanto non sarebbe mai riuscita a prenderlo. Improvvisamente si sentì sollevare da terra: Damion l’aveva presa saldamente per il braccio destro.
«Non penserai di rimanere seduta qua!» le chiese, con tono sdegnato. Mesprit gli apparve affianco e sembrò sostenerlo:
«Meeesprittt!». Dawn li guardò per un attimo: sembravano un binomio quei due. Scalmanati uguali. Spensierati entrambi. Una coppia di bambini.
«Beh, sì» rispose poi, cercando di sottrarsi alla forte presa dell’amico «Non mi piace giocare».
«Per una volta non credo che morirai! Quindi, forza! Acciuffiamo quel pokèmon!» la spronò Damion, trascinandola con sé, come sempre, nell’inseguimento.
«Meeesprittt!». Il pokèmon sembrava doppiamente divertito, mentre volava veloce davanti ai due.
«Animo, Dawn! Non ti lascerò andare finché non ti sarai decisa ad aiutarmi!» disse Damion, mentre correva velocemente dietro a Mesprit. Dawn sospirò per l’ennesima volta: tanto valeva giocare con quei due.
«Ok, ok! Ora lasciami andare, però, altrimenti come facciamo?» cedette la ragazza. Damion sorrise apertamente, genuino e sincero come un bambino.
«Lo giuri sul cuore?» chiese poi, per accertarsi che l’amica non l’avrebbe abbandonato appena avesse mollato la presa sul suo braccio esile.
«Lo giuro» lo rassicurò Dawn. Il ragazzo la lasciò andare e Dawn fu libera di rallentare, aumentando la distanza tra loro.
«Ehi!» esclamò contrariato ed allarmato Damion.
«Ho un piano, tu continua così!» gridò Dawn, mentre correva rapida nel verso opposto. Arrivò in un punto dove una grossa quercia si innalzava dal suolo, stendendo i suoi grossi e lunghi rami verso il cielo. Si arrampicò agilmente fino a raggiungere un ramo robusto, che si allungava sopra al prato verde, dove sarebbe dovuto passare Mesprit inseguito da Damion. Guardò in lontananza e li vide arrivare: si preparò a tuffarsi sul pokèmon. A mali estremi, estremi rimedi!
Mesprit, però, arrivato a un paio di metri dal ramo, si accorse della sua presenza e frenò, per poi volare in alto nel cielo. Dawn si era già lanciata contro di lui e Damion non aveva fatto in tempo a frenare, cosicché avvenne uno scontro galattico tra i due: Dawn cadde addosso al ragazzo, che finì a sua volta per terra, disteso. Damion, aiutandosi con le braccia, si sollevò mettendosi seduto. Aveva l’amica letteralmente in braccio. Mesprit si materializzò davanti a loro, ridendo allegro.
«Ahi, ahi…» borbottò l’allenatore, sentendo dei dolori, poiché era caduto di schiena «Ehi, tutto a posto?» chiese poi a Dawn. La ragazza si alzò lentamente e guardò Damion con un’espressione confusa.
«Eppure ero sicura che avrebbe funzionato» borbottò. Davanti all’espressione corrucciata dell’amica, il ragazzo scoppiò a ridere. Era graziosa anche così. Dawn lo guardò senza capire, arrossendo. Si vergognava di non essere riuscita a prendere Mesprit. Voleva dimostrare a Damion di essere più abile di lui. Abbassò lo sguardo e si accorse di essere in braccio al compagno. Si alzò di scatto, rischiando di inciampare e cadere nuovamente.
«Sei proprio buffa!» ridacchiò Damion.
«Meeesprittt!» asserì Mesprit. La ragazza, indispettita, li fulminò con lo sguardo:
«Hahaha, che ridere! Beh, la ragazza buffa se ne torna a casa». Detto ciò si voltò, andandosene impettita con passo deciso. Damion salutò Mesprit e seguì l’amica.
«Dai, lo sai che scherzo» le disse quando la raggiunse. Dawn lo ignorò e continuò a camminare. Il ragazzo sospirò e tornò alla carica:
«Avevi un’espressione buffa, mica è un difetto, anzi!». Peggiorò la situazione e Dawn, dopo averlo guardato male, accelerò il passo.
«Beh, per me sei carina anche quando sei buffa» confessò mentre le afferrava il polso per fermarla. La ragazza lo guardò allibita, facendolo arrossire. Damion sostenne lo sguardo per un po’, poi cedette e guardò per terra. Dopo un interminabile minuto di silenzio, Dawn si riscosse e sussurrò un fievole: «Oh, ehm…Grazie». Damion sembrò ritrovare coraggio in quella debole risposta e tornò a guardare la compagna sorridendo. Dawn, imbarazzata, si voltò nuovamente e riprese a camminare, diretta verso casa.
«Ora, però, vorrei tornare a casa» disse.
«Certo, ti accompagno!» si offrì volenteroso Damion. Dawn lo guardò nuovamente sorpresa. Eppure era una cosa normale. Almeno, una volta lo era.
«Ehm, tranquillo. Tu vai pure a casa» gli disse continuando a camminare.
«Ma non è un problema e poi ti ricordo che abitiamo nello stesso paesino, quindi anch’io devo fare questa strada» le rispose Damion sorridendo come suo solito.
«Oh, già, che sbadata». Camminarono in silenzio fino a casa della ragazza. Ogni tanto Damion aveva cercato di parlare, visibilmente imbarazzato, ma il comportamento dell’allenatrice non lo aveva aiutato molto. Infatti, era rimasta zitta. Non aveva spiccicato parola. Ora, che si trovavano sull’uscio di casa, Dawn si era decisa a parlare:
«Allora ci si vede». Dopodiché, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere, gli chiuse la porta in faccia. Sospirò. Doveva essere la giornata dei sospiri. Si sfilò gli stivali, sbottonò il cappotto. Aveva fin troppo caldo in quel momento.
«Dawn?» la chiamò sua madre dal soggiorno.
«Sono tornata» rispose Dawn attraversando la stanza, diretta alle scale.
«E’ ora di cena. Cosa vorresti mangiare?» le chiese la donna, sempre con quel suo tono accondiscendente e dolce.
«Non ho molta fame, credo che mangerò una mela» disse mentre saliva i gradini due a due. La madre non si preoccupò troppo. Probabilmente la figlia aveva mangiato qualcosa fuori con l’amico. Dawn si chiuse la porta alle spalle. Appese il cappotto all’attaccapanni, si tolse tutti i vestiti e, avvolta nel suo asciugamano, si recò in bagno. Si concesse una doccia rigenerante, seguita da un bagno caldo rilassante. Ne aveva proprio bisogno. Ripensò a quella giornata. In particolare a Damion. Arrossì. Trattenne il respiro e si lasciò scivolare sott’acqua. Riemerse quasi un minuto dopo, prendendo una grande boccata d’aria. Cercò di rilassarsi. Prese i sali e li lasciò sciogliere nell’acqua. Quando uscì, si lavò i capelli e dopo esserseli asciugati tornò in camera, per indossare il suo pigiama rosa. Glameow si era appropriato del suo letto e ora ci dormiva sopra, acciambellato. Quando sentì la padroncina entrare nella stanza, si svegliò, stiracchiandosi e appena questa si sedette sul letto, le saltò in braccio, facendo le fusa che nemmeno un trattore era in grado di fare. Dawn pensò che avrebbe potuto anche non mangiare la mela e si infilò sotto le coperte.
 
Top
Little Empress
view post Posted on 18/11/2009, 21:41




Mmm...Ne posto un'altro pezzo, anche se non mi sembra riscuota successo XD



Driiin.
«Mmm…»
Driiin.
«No…Ancora due minuti…»
Driiin.
«Ok…ok, sono sveglia». Dawn allungò il braccio verso il cellulare, che si portò all’orecchio.
«Pronto?» bofonchiò con il viso sprofondato nel cuscino.
«Dawn? Dove sei?»
«…Lucas?»
«Sì» confermò lui.
«Hai bisogno di qualcosa…?»
«Come? Non ti ricordi che ci dovevamo incontrare stamattina?» le chiese allibito.
«…»
«Dawn?» squillò allarmata la voce di Lucas.
«Scusa, non riuscivo a prendere sonno e mi sono addormentata tardi stanotte. Quindi stavo ancora dormendo» si scusò Dawn, imbarazzata dell’accaduto.
«Ah, tranquilla» rispose tirando un sospiro di sollievo il ragazzo.
«Comunque adesso mi vesto e vengo, arriverò tra una decina di minuti! Ciao!» e chiuse il cellulare, lanciandolo sul letto. Guizzò fuori dalle coperte e corse in bagno per lavarsi. Dopo cinque minuti, era definitivamente pronta per uscire. Volò giù per le scale e salutò sua madre, mentre s’infilava ai piedi gli stivali e usciva di casa. Prese la bici appoggiata al muro, dopo aver tolto la catena e ci saltò sopra imboccando il percorso 201. Innestò il cambio per andare più velocemente, mentre pedalava come una furia. Era sempre la solita sbadata. Sterzò, schivando di poco un ragazzino che si allenava col suo Starly e riprese stabilità per un pelo. In lontananza si intravedeva Sandgem Town. Quando finalmente arrivò nel paesino, notò Lucas davanti al laboratorio del Prof. Rowan. Inchiodò a qualche centimetro dal ragazzo e lo salutò allegramente.
«Eccomi qua!» disse sorridendo.
«Eccoti finalmente» sorrise di rimando Lucas.
«Forza, andiamo dal Prof e poi facciamoci una bella passeggiata»
Entrarono nel laboratorio, salutando i diversi collaboratori del Prof, che li ricambiarono gentilmente. Il Prof. Rowan si trovava al suo tavolo, intento nell’analizzare un resto fossile.
«Ehi, Prof! Ma dei fossili non se ne occupava lo scienziato di Oreburgh City?» intervenne Dawn, sporgendosi oltre la spalla del signore per osservare quel pezzo di antichità, giacente sul tavolo.
«Buongiorno, Prof. Rowan» convenne Lucas, mentre riacciuffava per la vita l’amica per rimetterla al suo posto. Era la solita ragazzina curiosa. Bisognava portare rispetto al Prof.
L’uomo si alzò dalla sedia, ergendosi in tutta la sua imponente figura. Si voltò verso i due giovani sorridendo.
«Buongiorno, ragazzi. Qual buon vento?» chiese cortese.
«Volevamo farle vedere i nostri Pokedex. Abbiamo incontrato nuove specie di pokèmon» rispose Dawn, porgendogli il proprio. Lucas fece lo stesso. Il Prof li prese per poi infilarli in un’apertura del computer sulla sua scrivania. Dopo un minuto li ridiede ai propri possessori.
«State facendo un ottimo lavoro» disse soddisfatto, lisciandosi in baffoni bianchi.
«Grazie, Prof» ringraziò Lucas sorridendo «Ora dobbiamo andare».
«Sì, grazie ancora Prof!» lo salutò Dawn prima di seguire Lucas fuori dal laboratorio.
«Di nulla ragazzi, tornate quando volete!»
***
I due stavano camminando per le strade sterrate del paesino, chiacchierando del più e del meno. Aveva parlato quasi sempre Dawn, raccontando a Lucas diversi aneddoti riguardanti il suo viaggio verso la Lega. I momenti più avvincenti, come quando aveva attraversato la Via Vittoria, affrontando pokèmon ed allenatori agguerriti, superando quell’intricato labirinto.
Gli descrisse nei minimi dettagli la lotta contro i superquattro e la campionessa, Cinthia. Lucas l’aveva ascoltata tutto il tempo, guardandola dolcemente. Trovava Dawn così carina quando parlava delle sue avventure, accompagnando il racconto con gesti delle mani. Anzi, la trovava sempre carina. Da quando l’aveva incontrata per la prima volta con il Prof. Rowan alla Riva Verità. Con quel buffo cappello bianco, calcato ben bene in testa. I lunghi e voluminosi capelli neri, con sfumature bluastre, tenuti fermi da tre mollette. I suoi occhi di un nero intenso, profondo, in contrasto con la pelle chiara.
«Bene! E questo è tutto. Tu cosa mi racconti?» gli chiese Dawn alla fine del suo racconto. Notò che il compagno la guardava sorridendo affettuosamente. Quando si accorse anche lui che Dawn lo stava guardando confusa, distolse lo sguardo arrossendo violentemente.
«Non molto» rispose guardandosi i piedi, rosso fino ai capelli. Dawn continuava ad osservarlo, senza capirci molto. Alla fine si arrese e tornò a guardare davanti.
Arrivarono in spiaggia, dove due bambini, nonostante il freddo, stavano costruendo dei castelli con la sabbia, aiutati dai loro pokèmon. Dawn respirò profondamente quell’aria salmastra, che le incendiò le narici e la gola. Soffiava un vento freddo, ma la ragazza non sentiva freddo, protetta dalla sua giacca rossa e dalle calze alte. I suoi Ugg Boots le tenevano caldi i piedi. Decise di chiamare fuori il suo Empoleon e lanciò con grazia la rispettiva pokeball. Il pokèmon uscì emettendo un gioioso: «Poleeeon!» e si tuffò in mare.
«Non ti allontanare troppo!» gli urlò dietro Dawn. Lucas fece uscire a sua volta il suo Floatzel che seguì velocemente il compare.
«Bene, bene» iniziò Lucas «Quando torneranno, che ne dici di andare in paese e fermarci in un bar a prendere una tazza di cioccolata calda?». Gli occhi di Dawn si illuminarono:
«Certo che mi va!» esclamò sorridendo felice. Aveva proprio bisogno di un po’ di cioccolato.
«Perfetto» disse Lucas contento «Spero che tornino presto, ho proprio bisogno di qualcosa di mandar giù qualcosa di caldo».
Si sedettero su una grossa roccia piatta, ad ammirare il mare, che sotto a quel cielo invernale grigio era diventato nero come il petrolio. Dawn pensò che fosse bello comunque. Bello e minaccioso. In lontananza si vedevano Empoleon e Floatzel giocare allegramente, saltando fuori dall’acqua, nuotando veloci come siluri su e giù. Spruzzi di fredda acqua salata le bagnarono il volto e il pezzo di gambe scoperte, facendola rabbrividire. Lucas se ne accorse:
«Ehi, stare qui non è una buona idea. Se arrivasse un’ondata saremmo bell’e che fradici. Ci muoviamo?» propose, guardando preoccupato la ragazza.
«Ok, richiamo Empoleon e andiamo» disse mentre si alzava con cautela sul masso.
«Empoleon! Ritorna!» gridò rivolta al pokèmon, che appena la sentì, tornò velocemente dall’allenatrice. Anche Lucas richiamò il suo Floatzel e, insieme a Dawn, tornò in paese. Si infilarono in un piccolo, ma accogliente, bar e ordinarono due tazze di cioccolata calda. Dopo poco una gentile signora paffutella portò loro le ordinazioni e se ne tornò dietro al banco. Dawn si portò subito alle labbra il denso liquido fumante e, dopo aver soffiato diverse volte, mandò giù una sorsata che le scaldò la gola, lo stomaco e la pancia. Il delizioso sapore del cioccolato le aveva invaso la bocca. Lucas aveva aspettato un po’ di più prima di iniziare a sorseggiare lentamente la sua cioccolata, con tanto di panna.
Quando ebbero finito entrambi di bere, la simpatica donnina tornò a prendere le tazze vuote per poi portarle dietro al bancone, per lavarle.
«Non conoscevo questo posto» disse Dawn guardandosi intorno. Il mobilio era modesto, ma fine. C’erano quadri appesi alle pareti, una grande credenza piena di porcellane e qualche altro tavolino. Tutto rigorosamente in legno.
«Io vengo qui da quando ero piccolo. Barbara mi conosce bene» disse Lucas, indicando con un cenno della testa la signora.
«Raccontami di quando eri piccolo» gli chiese improvvisamente Dawn «Chissà com’eri carino». Lucas arrossì a quelle parole. Carino aveva detto? Tossicchiò e si passò una mano sul viso, come per far passare il colorito rosso.
«Non c’è molto da dire» balbettò.
«Dai, come puoi non avere nulla da raccontare?» insistette Dawn, guardandolo supplichevole con quei suoi grandi occhi neri. Lucas si agitò ancora di più sulla sedia. Deglutì.
«No, fidati» rispose «Non è molto interessante». La ragazza stava per controbattere, contrariata, ma lui la fermò ancora prima che potesse aprire bocca.
«Bene, andiamo?» disse Lucas alzandosi dal tavolo. Dawn lo imitò e i due si avviarono alla cassa. Lei tirò fuori il portafogli, ma il ragazzo aveva già pagato per entrambi.
«Ma…» iniziò Dawn. Lucas non la lasciò protestare ed uscì, salutando con un gesto della mano la simpatica signora. Quando si trovarono fuori, sulla strada del ritorno, Dawn gli si mise a fianco, guardandolo in viso.
«Grazie per avermi offerto la cioccolata» disse «Era veramente deliziosa»
«Sono contento che ti sia piaciuta» rispose Lucas, sorridendole.
«Ma la prossima volta te la offrirò io» continuò Dawn, ricambiando il sorriso.
«E va bene» si arrese Lucas. Camminarono chiacchierando del più e del meno verso la bici di Dawn, parcheggiata vicino al laboratorio del Prof. Rowan. Mentre slegava la catena, Lucas la osservò in disparte, felice. La trovava così graziosa.
«Ecco fatto» disse Dawn alzandosi «Ora sono pronta per tornare a casa».
«Vuoi che ti accompagni?» le chiese Lucas «Basta che prenda la bici, ci metto un attimo».
«No, no» declinò velocemente l’allenatrice, ricordandosi della sera prima con Damion.
«Sicura?» chiese il ragazzo, dispiaciuto.
«Sì» rispose Dawn «Ci vediamo, ciao».
«Ciao, Dawn» la salutò Lucas. Prima che la ragazza potesse partire, la trattenne, tenendo con la mano il manubrio e si allungò per darle un bacio sulla guancia. Dawn lo guardò confusa, arrossendo leggermente. Lucas si fece rosso bordeaux e indietreggiò rapidamente.
«Ehm, allora ciao» salutò imbarazzato, per poi andare via impacciato, con passo veloce. Dawn lo osservò allontanarsi. Che strano ragazzo. Montò sulla bici e pedalò tranquillamente verso casa, ripensando a Lucas. Arrossiva spesso, che buffo. Dopo qualche minuto iniziò a scorgere i primi tetti delle case di Twinleaf Town: era stata veloce. Scese dalla bici, rischiando di inciampare nei propri piedi. Com’è che era così imbranata? La appoggiò al muro di casa e si chinò per chiuderla con il lucchetto. Le tornò nuovamente in mente Lucas. Ripensò a quel bacio a stampo sulla guancia e alla sua reazione: era diventato rosso come un pomodoro. Chissà perché. Era soltanto un bacio sulla guancia tra amici. Improvvisamente s’insinuò il dubbio: era solo quello? Sentì lo stomaco raggrinzirsi. Qualcosa le diceva che non avrebbe mangiato a pranzo. Di questo passo avrebbe perso un chilo. Entrò in casa e salutò sua madre mentre si toglieva gli stivali:
«Ciao, mamma»
«Ciao, tesoro» rispose quest’ultima «Com’è andata? Ti sei divertita?».
«Sì» disse Dawn prima di spuntare in soggiorno, dove sua mamma stava spazzando. Si sbottonò il cappotto e lo appoggiò sul divano. Prima che sua madre potesse rimproverarla, disse:
«Sì, lo so, devo metterlo a posto di sopra, ma dopo esco di nuovo».
«Appunto, volevo chiederti se potevi andare a Sunyshore City» cominciò sua madre «Al mercato. Mi servirebbero delle cose…».
«La lista è sul tavolo in cucina?» chiese la ragazza, mentre andava a prendere un bicchiere d’acqua.
«Sì, grazie amore» la ringraziò sua madre. Dawn tirò fuori un bicchiere dalla credenza sopra al lavandino e iniziò a far scorrere l’acqua. Quando fu abbastanza fredda, lo riempì e si ingollò tutto. Sospirò. Molto meglio. Si voltò e cercò la lista con gli occhi. La vide al centro del tavolo sotto a una mela verde. Lo prese e diede una letta, mentre iniziava a mangiare la mela.
Uova, pane, farina, latte, cereali, pomodori, guanti di gomma, detersivo…
Decise di partire alle quattro. Prima si sarebbe concessa un po’ di relax in camera sua, in pace, da sola. Salì le scale e sentì la risata squillante di sua madre provenire dal salotto. Probabilmente stava guardando uno di quegli stupidi programmi televisivi, dove c’era ben poco di vero. Neanche fosse un telefilm o una soap opera. Lei, invece, la televisione non la guardava molto spesso. Solo quando facevano una serie tv che la potesse interessare. Prese l’I-pod dalla scrivania, infilò gli auricolari nelle orecchie e si lasciò cadere sul letto, mentre ascoltava una canzone di cui non si ricordava il nome. Nemmeno l’artista. Le piaceva il ritmo. Non ascoltava le parole, era stanca. Chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Top
0oGOLDENSTARo0
view post Posted on 20/11/2009, 22:11




:W: :W: :W: :W: bravissima le tue storie sn bellissime :giàgià: :giàgià:
 
Top
Little Empress
view post Posted on 22/11/2009, 08:05




Ok, allora dopo metto il seguito XD
Grazie ^//^
 
Top
Little Empress
view post Posted on 23/11/2009, 14:11




«Dawn! Sono le quattro» chiamò sua madre dal piano di sotto. Dawn rotolò sul fianco e aprì lentamente le palpebre. Erano le tre? Credeva fosse passato un giorno. Si alzò a fatica dal letto e vide l’I-pod per terra, spento. Evidentemente era caduto mentre dormiva. Dopo averlo rimesso a posto, si sistemò i vestiti e scese in soggiorno. Sua madre era in cucina che lavava le stoviglie. Quando si accorse della sua presenza, si voltò a guardarla preoccupata.
«Sono le quattro» disse «Hai dormito per due ore e mezza, tesoro. Tutto bene?» chiese apprensiva.
«Sì» rispose Dawn «E’ solo che non ho dormito molto stanotte. Non riuscivo a prendere sonno».
«Allora prendi anche un po’ di camomilla dall’erborista quando vai al mercato» le consigliò sua madre. Prese la lista della spesa e ci scribacchiò Camomilla con una grafia ordinata, poi lo porse alla figlia.
«Ecco, cerca di non dimenticarti nulla» le disse con tono amorevole. Dawn prese il foglietto, che infilò in borsa. Raccolse il capotto e lo indossò mentre usciva di casa.
«Torno tardi, ho voglia di stare fuori» avvertì sua madre prima di richiudere la porta.
***
Dopo un volo di circa dieci minuti in groppa al suo Staraptor, Dawn era finalmente arrivata a Sunyshore City. Saltò a terra e richiamò nella ball il pokèmon. Si guardò intorno ed ebbe una sensazione di déjà vu.

Pressappoco un anno fa, era giunta per la prima volta in quella città e si era sentita piccola e smarrita. Le grandi strade che si innalzavano dal terreno diversi metri più in alto delle case, sembravano incombere su di lei; la folla riempiva le strade e provocava un’allegra confusione, che rendeva la città viva e solare. Lei non sapeva da che parte andare, quale vicolo prendere, se salire su una di quelle maestose strade con tanto di pannelli solari. L’unica cosa di cui era certa, era che in quel posto sorgeva l’ultima palestra che avrebbe dovuto superare e le avrebbe dato libero accesso alla tanto desiderata Lega Pokèmon. Ora il problema stava nel trovarla, quella palestra. Chiese informazioni ai vari passanti, ma nonostante tutte le loro indicazioni, finì per girare in tondo e stancarsi. Quando aveva salito l’ennesima gradinata che portava sul grande cavalcavia a pannelli solari, aveva visto in lontananza un’alta costruzione, simile ad una torre. Allora, chiese incuriosita a due ragazze che passavano di là in quel momento.
«Scusate» disse attirando la loro attenzione «Potreste dirmi cos’è quella strana costruzione? Quella alta, laggiù in fondo» cercò di indicarla.
«Ma è il faro» le rispose una, con fare ovvio.
«Non credo sarà un problema raggiungerlo: segui le strade, continuando a tenerlo sott’occhio» le consigliò l’altra.
«Ok, grazie» ringraziò gentilmente Dawn. Le due se ne andarono e Dawn iniziò a camminare in direzione del faro. Fortunatamente la gente era tutta ammassata di sotto, per via del mercato, e i cavalcavia erano liberi. C’erano molte biciclette, ma per il resto si poteva procedere tranquillamente. Dawn montò la sua bici e, dopo esserci saltata sopra, partì alla volta del faro. Dopo cinque, dieci minuti l’aveva raggiunto. Era molto alto e si affacciava sul mare, situato su una piattaforma di cemento costruita sopra gli scogli. Entrò: magari si poteva salire in cima. Aveva indovinato. Al centro dell’edificio cresceva verso l’alto una scala a chiocciola, che si sviluppava intorno ad un ascensore. Non aveva molta voglia di farsi tutte quelle rampe di scale, quindi entrò nell’ascensore e premette il pulsante con disegnata sopra una freccia che puntava in alto. Dopo un minuto circa, le porte si riaprirono e Dawn si ritrovò sulla cima del faro. Dalle finestre si poteva ammirare il magnifico panorama marino e a questo scopo erano stati messi due binocoli per riuscire a vedere in lontananza. Nonostante tutto questo, il faro era tristemente vuoto, disertato dai turisti. Eccezion fatta per un ragazzo biondo, pigramente affacciato ad una finestra aperta. Quando si accorse dell’allenatrice, si voltò flemmatico e le diede un’occhiata annoiata, per poi tornare a guardare il panorama. Dawn gli lanciò un’occhiataccia prima di avvicinarsi alla finestra e guardare, rapita, il mare. Gli occhi le si illuminarono davanti ad un simile spettacolo. Sorrise mentre osservava le acque di un blu scuro riflettere i raggi del sole, i Wingull e i Pelipper volare alti nel cielo, trasportati dalla brezza marina, mentre ogni tanto banchi di Finneon e Lumineon saltavano aggraziati fuori dall’acqua.
«Che noia...». In un attimo tutta quella poesia svanì, rovinata da quel borbottio proveniente dal ragazzo dall’aria apatica accanto. Dawn si voltò per fulminarlo con lo sguardo: lui se ne stava appoggiato al muro, mani nelle tasche, a guardare annoiato tutte quelle meraviglie.
«Ehi» disse Dawn, che non riuscì a trattenersi «Come fai a dire che noia?». Il ragazzo sembrò non averla sentita e continuò ad osservare il paesaggio. L’allenatrice, offesa, decise di riprovare:
«EHI» disse alzando la voce per farsi notare. Il biondo voltò appena il viso in suo direzione e le diede un’occhiata con aria di sufficienza.
«Cosa c’è?» chiese. La sua voce era profonda. Dawn lo guardò seccata.
«Perché ti annoia così tanto questo magnifico panorama?» chiese con tono infastidito.
«E’ sempre questo» rispose con la solita flemma il tipo «Oltre ad essere monotono, non è per nulla emozionante» concluse tornando a guardare fuori.
«Eppure sei qui» controbatté Dawn «Se non ti piacesse, non saliresti su questa terrazza panoramica per vedere il paesaggio». Il ragazzo la guardò per un attimo, alzando un sopracciglio.
«E poi come fai a dire che non è emozionante?» continuò la giovane allenatrice «Probabilmente sei tu che non riesci più a sentire nemmeno le più forti emozioni».
«Davvero?» le chiese con una punta d’ironia il biondo «E tu saresti in grado di farmele sentire?». Dawn lo guardò interdetta, per un attimo.
«Magari con una bella lotta» continuò il ragazzo «E’ da una vita che non mi sfida un allenatore in gamba». Dawn accettò al volo la sfida: ne aveva proprio voglia.
«Certo!» rispose con foga «Anche adesso! Forza, scendiamo e troviamo un posto dove poter combattere». Il tipo accennò un sorriso.
«Ok» disse «Se sei proprio decisa. Ma sappi che non sono un allenatore qualunque». Dawn pensò che fosse il solito allenatore sbruffone e alzò le spalle.
«Neanche io, se è per questo» rispose focosa.
«Allora seguimi» la invitò il ragazzo, avviandosi con una camminata lenta all’ascensore. Dawn non fiatò per tutta la strada. Ogni tanto lanciava occhiate furtive all’allenatore, al suo fianco: era molto più alto di lei, occhi azzurri, biondo e aria da sfaccendato. Portava una giacca di jeans sopra una maglietta nera, con scollo a V, e indossava un paio di jeans dall’aria vissuta. A parte quell’aria eccentrica, era un bel ragazzo. Avrà avuto una ventina d’anni. Dopo una ventina di minuti, arrivarono di fronte a un grande edificio, che recava sul davanti la scritta “Gym”. Dawn si bloccò, continuando a guardare con la bocca leggermente aperta la palestra, mentre il ragazzo vi entrava. Non vedendola al suo fianco, si voltò annoiato, per vedere dove fosse.
«Ehi, ragazzina» la chiamò, risvegliandola dal trance «Hai cambiato idea?». Dawn si riscosse e rispose, con decisione:
«Ovviamente, no!». Gli fu subito accanto e gli sorrise, aspettando che proseguissero il loro cammino verso il luogo dove avrebbero disputato l’incontro. Attraversarono l’intera palestra e si aprì dinanzi a loro l’ultima ampia stanza, con al centro lo spazio per la lotta.
«Eccoci qua» sbadigliò il biondo, dopo essersi fermato.
«Ehm, scusa» iniziò Dawn, reclamando la sua attenzione «Ma tu…». Si fermò titubante, mentre il tipo le lanciava un’occhiata di sbieco.
«…Tu sei il capo palestra?» chiese infine. Il ragazzo accennò un sorriso.
«Esatto» confermò.
«Il più forte. Vuoi ancora sfidarmi, ragazzina?» le chiese provocatorio. Dawn s’infervorò.
«Non sono una ragazzina» rispose a tono «E posso batterti quando voglio» concluse tagliente. Detto ciò, corse a posizionarsi sul campo, pronta a iniziare la sfida. Il biondo raggiunse la sua postazione, mani in tasca. Da questa sfilò una ball.
«Sei pronta?» chiese, con aria di sufficienza.
«Certamente» disse Dawn, sicura di sé.
«Bene» riprese il ragazzo «Io, Volkner, accetto la tua sfida». Dopodiché mandò in campo il suo primo pokèmon: Jolteon. Il pokèmon emise un verso simile ad un miagolio e dal suo pelo ritto sulla schiena scaturì qualche scintilla.
«Ok» sorrise Dawn mentre sfilava dalla borsa una ball «Vai, Typhlosion!». Il pokèmon uscì con ruotafuoco ed emise un poderoso ruggito, aizzando le fiamme intorno al suo collo. Sembravano una criniera infuocata di leone. Si mise in piedi sulle due zampe posteriori, guardando dall’alto in basso l’avversario.
«Attacca con ruotafuoco!» disse Dawn. Il pokèmon prese la rincorsa per poi appallottolarsi su se stesso, creando una palla infuocata, che si muoveva a grande velocità verso Jolteon.
«Jolteon, usa attacco rapido per evitarlo» disse Volkner. Il piccolo pokèmon obbedì istantaneamente, correndo incontro al nemico per poi schivarlo all’ultimo momento.
«Typhlosion, alle tue spalle!» gridò Dawn, mettendo in guardia il compagno. Il pokèmon si bloccò a mezz’aria, voltandosi rapidamente per fronteggiare l’avversario.
«Usa rotolamento!» ordinò Dawn, con un gesto della mano. A quella distanza ravvicinata Typhlosion colpì in pieno il pokèmon elettro, che cadde rovinosamente a terra.
«Jolteon, rialzati» disse perentorio Volkner. Il pokèmon si rialzò subito alle parole dell’allenatore.
«Usa doppioteam» gli ordinò. Jolteon iniziò a correre velocemente intorno a Typhlosion, creando un’infinità di suoi doppioni. Typhlosion non riusciva più a distinguere quello vero. Dawn si morse il labbro inferiore, cercando di pensare in fretta a una soluzione.
«Typhlosion, usa Lanciafiamme su tutti i Jolteon!» gridò l’allenatrice. Il pokèmon emise una potente fiammata, che fece svanire tutti i doppioni del nemico, fino a colpire quello vero, il quale cadde a terra, esausto.
«Bravissimo!» esclamò entusiasta Dawn, mentre il suo pokèmon le correva incontro. Lo abbracciò affettuosamente, mentre Volkner richiamava il proprio nella ball e mandava in campo il successivo: Raichu. Il pokèmon elettro si puntellò sulle zampe posteriori, bilanciandosi con la grande coda a forma di saetta. Typhlosion prestò attenzione al suo nuovo avversario: le fiamme tornarono ad ardere intorno al suo collo.
«Raichu, usa attacco rapido» ordinò Volkner. Il pokèmon corse velocemente verso il nemico, rendendosi quasi invisibile alla vista. Quando lo raggiunse, gli sferrò un colpo terribile con la robusta coda. Typhlosion barcollò, ma con un potente ruggito si ricompose.
«Forza, Typhlosion, usa Rotolamento!» gridò Dawn. Il pokèmon, appallottolatosi, rotolò velocemente contro l’avversario.
«Usa fulmine» disse Volkner. Raichu, in un attimo, fece cadere un fulmine dal soffitto della palestra su Typhlosion, che cadde a terra dolorante.
«Typhlosion, ti prego, resisti!» lo implorò Dawn. Il pokèmon, alle parole dell’allenatrice, si rialzò anche se a fatica e lanciò uno sguardo micidiale a Raichu.
«Bravissimo! Ora, usa ruotafuoco!» disse Dawn, risollevata. Typhlosion iniziò a roteare scatenando fiamme dal suo corpo surriscaldato. Si avvicinò velocemente a Raichu.
«Usa attacco rapido» ordinò Volkner. Quando Raichu si trovò vicino a Typhlosion, in procinto di attaccarlo, Dawn gridò al suo compagno in campo:
«Usa Eruzione!». Typhlosion ruppe la sua formazione e, dopo aver rivolto un sorrisetto provocatorio al nemico, emise con un ruggito assordante fiamme e lapilli, che fuoriuscirono dal suo corpo quasi con un esplosione. L’attacco andò a segno, colpendo violentemente Raichu, che andò subito KO. Typhlosion atterrò ansante.
«Stupendo, Typhlosion!» gli urlava felice Dawn. Volkner accennò un sorrisetto e ritirò il suo pokèmon dal campo.
«Ti stai divertendo?» gli chiese Dawn, sorridente. Il ragazzo la guardò per un attimo in silenzio.
«Sì» rispose poi «Ora, però, è probabile che le carte in gioco vengano rimescolate». Ridacchiò.
«Scelgo te, Electivire!» disse lanciando una ball, dalla quale uscì un Electivire gigantesco. Dawn rimase per un attimo atterrita dalla mole di quel pokèmon. Electivire batté i pugni, ringhiando scontroso. Typhlosion ansimava ancora, ma sembrava non voler abbandonare la lotta.
«Ok, Typhlosion, può bastare» disse Dawn allungando la sfera in direzione del pokèmon «Ritorna». Richiamò il compagno nella ball e mandò in campo Mamoswine.
«Vai, Mamoswine!». Il pokèmon atterrò sul campo, facendo tremare la palestra sotto le sue potenti zampe. Barrì battagliero, contro l’avversario. Una lotta tra titani.
«Usa pantanobomba!» disse Dawn. Mamoswine lanciò una gigantesca bolla piena zeppa di fango sul nemico.
«Centripugno» ordinò velocemente Volkner. Electivire colpì l’enorme bolla fangosa con un pugno incredibilmente potente, che la fece svanire in tante bollicine. Dawn batté un piede, mordendosi il labbro.
«Mamoswine, usa Bora!» ordinò Dawn. Il pokèmon scatenò una violenta bufera di neve, che colpì in pieno Electivire.
«Fuocopugno» disse impassibile Volkner. Electivire, noncurante della tormenta che imperversava, corse contro l’avversario e lo colpì in pieno con un pugno infuocato. Mamoswine barcollò e si inginocchiò sull’anteriore destro.
«No, Mamoswine» gridò Dawn «Reagisci! Usa terremoto!». Il pokèmon mammut si rialzò e iniziò a far tremare terribilmente la terra, pestando il suolo con le sue gigantesche e pesanti zampe. Electivire prese l’attacco, inevitabilmente, e cadde.
«Usa Centripugno» ordinò con un gesto perentorio della mano, Volkner. Electivire si rialzò e corse contro Mamoswine, caricando il pugno destro.
«Mamoswine, svelto! Usa terremoto!» gridò Dawn, agitandosi. Il pokèmon iniziò a pestare le zampe, generando un altro terremoto. Electivire, ormai vicino a Mamoswine, perse l’equilibrio e gli cadde addosso, riuscendo comunque a colpirlo con Centripugno. I due andarono entrambi a terra, esausti. Dawn richiamò Mamoswine e lo stesso fece Volkner.
«Bravissimo, amico» sussurrò dolcemente al pokèmon nella sfera.
«Forza, Luxray» chiamò Volkner il suo pokèmon. Luxray uscì scatenando una tempesta di scintille dal suo folto e rilucente pelo nero. Ruggì, facendo vibrare le pareti della palestra.
«Tocca a te, Lopunny!». Dawn lanciò la sfera ricoperta di cuorebolli della sua Lopunny, che uscì emettendo il suo attraente verso. Si preparò alla lotta, puntando le zampe posteriori sul terreno e serrando i piccoli pugni. I due pokèmon si guardarono per un attimo, intensamente.
«Attacca con calciosalto!» disse Dawn. La coniglietta con pochi agili balzi si avvicinò a Luxray. Quando fu a tre metri di distanza, con una vigorosa spinta, saltò contro l’avversario, stendendo in avanti la robusta zampa destra posteriore.
«Morso» ordinò Volkner. Luxray prese tra le fauci la gamba di Lopunny e la sbatté a terra.
«No, Lopunny!» gridò Dawn preoccupata. Il pokèmon si rialzò a fatica.
«Usa attrazione!» ordinò appena la vide in piedi. Lopunny si ricompose e con un battito di ciglia scatenò una marea di cuoricini, che andarono a colpire in pieno Luxray. Il pokèmon rimase infatuato dalla graziosa coniglietta.
«Scintilla» disse Volkner. Ma Luxray non attaccò, rimase come un salame a contemplare l’avversaria.
«Approfittane Lopunny, usa Centripugno!» gridò Dawn, ritrovata la speranza. Lopunny caricò tutta l’energia che aveva in corpo nel pugno destro e colpì con un attacco micidiale Luxray, mandandolo a schiantare contro la parete. Il pokèmon cadde a terra KO. Dawn corse subito ad abbracciare Lopunny e le due si misero a saltellare allegramente, mentre Volkner, dopo aver richiamato Luxray, guardava la giovane ragazza impassibile. Dawn gli corse incontro, sorridente.
«Allora» iniziò «Ti ho regalato le emozioni che volevi provare?» chiese ironica.
«Sì» sorrise finalmente Corrado. Certo, non era un grande sorriso, ma era il primo che Dawn gli vedeva in volto. E sembrava proprio bello. Gli sorrise di rimando. Volkner le diede la medaglia e si salutarono: «Alla prossima sfida».
 
Top
growlithina
view post Posted on 18/12/2009, 21:49




Bravaaaaa! (applaude) Sai scrivere molto bene, ma sei sicura di frcela a gestire tutte queste possibili coppie? Spero che continuerai!
 
Top
Little Empress
view post Posted on 19/12/2009, 13:09




Visto che qualcuno ha commentato posto il seguito! XD Comunque continuerò durante le vacanze di Natale, promesso! Un bacio a tutti i lettori image


Ora Dawn era tornata a Sunyshore City e si era chiesta se avrebbe incontrato di nuovo Volkner. Uno scampanellio la fece tornare al presente: una bici la stava per investire. Si spostò dalla strada con un balzo, mentre il tipo se ne andava dicendole giù di tutto. Sbuffò e si avviò al mercato. Non c’era molta gente come quella volta. Forse perché quel giorno era sabato. Si avvicinò alle varie bancarelle, curiosa. Osservò, assaggiò, provò qualsiasi merce esposta e alla fine riuscì a trovare tutto quello di cui aveva bisogno sua madre. Mentre camminava per strada, con in braccio i vari sacchetti che le coprivano la visuale, ripassava la lista a memoria, controllando di non aver dimenticato di comprare nulla. Improvvisamente andò a sbattere contro qualcuno, che non aveva visto. Si chinò a raccogliere il sacchetto che le era caduto dalle braccia: la bottiglia del latte era rotolata fuori, le mele pure. Non ci voleva. Iniziò a rimettere pazientemente tutto nella borsetta. Un paio di grandi mani si posarono sulle sue. Dawn alzò timidamente lo sguardo, soffermandosi sul viso del ragazzo che era chinato di fronte a lei. I visi erano vicini, tanto che gli occhi di lei si rispecchiavano in quelli del biondo. Dawn, imbarazzata, cadde all’indietro mentre cercava di allontanarsi.
«Ehi, fai attenzione» disse Volkner, mentre la osservava con quel suo sguardo passivo. Le offrì una mano. Dawn esitò in un primo momento. Poi la afferrò e si alzò, grazie al suo aiuto. I due si misero in piedi, una di fronte all’altro. Dawn gli arrivava alla spalla e lo guardava timidamente. Si era dimenticata dei sacchetti che giacevano abbandonati per terra. Alla fine l’aveva incontrato.
«Ciao» balbettò, sbirciando da sotto le lunghe ciglia. Che figura aveva fatto! Il ragazzo si abbassò, raccolse i pacchetti e glieli porse.
«A cosa stavi pensando?» le chiese, con atteggiamento indifferente.
«Alla spesa» rispose Dawn.
«Ah».
«Già». Volkner la guardava, silenzioso. Dawn iniziava a sentirsi a disagio.
«Allora, cosa stavi facendo?» gli chiese, rivolgendogli un sorriso.
«Passeggiavo» rispose non curante, il ragazzo. Dawn decise di ritentare.
«E ti annoiavi, immagino» azzardò, sempre sorridente.
«Come sempre» disse Volkner «Da quando te ne sei andata tutto è sembrato più noioso».
«Grazie, mi sento lusingata» ridacchiò Dawn «Però non ho con me la mia squadra, eccezion fatta per due pokèmon, quindi niente sfida». Il biondo alzò le spalle.
«Non è un problema» rispose, con tono di voce monotono «Basti tu» continuò, sempre fissandola dritta negli occhi. Dawn arrossì, ma sostenne lo sguardo.
«In effetti conosco ben poca gente con la mia energia» disse allegra. Rise argentina, cercando di far passare inosservato il rossore innaturale sulle guance. Volkner sorrise di sbieco. Era già qualcosa, visto il personaggio.
«Oh». Dawn sembrò rammentarsi improvvisamente di qualcosa.
«Che ore sono?» chiese preoccupata.
«Le sei e cinquanta» le rispose il ragazzo, controllando il display del suo Pokekron.
«Devo partire, altrimenti non sarò a casa per le sette» disse agitata l’allenatrice, mentre accelerava il passo.
«Dove abiti?» la interrogò Volkner.
«A Twinleaf Town».
«E’ lontano» commentò lui «Ma con un pokèmon volante veloce, arriverai in tempo».
«Il mio Staraptor» si ricordò Dawn «Giusto!». Diede i pacchetti in braccio al ragazzo, mentre frugava nella borsa alla ricerca della sfera.
«Oooh» brontolò seccata «Dove caspita è finita?!». Volkner la guardava senza dire nulla. La borsa dell’allenatrice era piena zeppa di strumenti, oggetti e quant’altro. Perché diamine aveva infilato anche la ball là in mezzo? Le sarebbe toccato ribaltare la borsa per far cadere il suo contenuto fuori.
«Dì a tua madre che arriverai tardi» disse di punto in bianco il biondo «Prendi qualcosa qui a Sunyshore City, ti riaccompagno a casa io dopo». Dawn, o meglio il suo stomaco, si sentì attirata dalla proposta, anche perché aveva pranzato con una mela e la mattina aveva bevuto solo una cioccolata calda.
«Mi sa proprio che accetterò l’offerta» disse mentre faceva scattare la zip della borsa. Sfilò il cellulare da un taschino laterale e chiamò sua madre. Le disse solamente che sarebbe tornata tardi, di non aspettarla per cena e chiuse il contatto.
«Ok, ti dispiace se andiamo subito?» sorrise rivolta a Volkner «Sto morendo di fame».
«Certo, è qua vicino» disse il ragazzo mentre si incamminava con l’allenatrice al suo fianco verso un piccolo fast-food all’angolo. Era molto colorato, non troppo ampio e, com’era prevedibile, c’era poca gente seduta ai tavolini, data l’ora. Volkner andò a sedersi su uno sgabello al bancone e Dawn si sedette su quello accanto. Un ragazzo dal volto smunto, con un cappello simile a quello di un imbianchino, un grembiule schizzato d’olio e una barbetta appena accennata sul mento prese le ordinazioni, tutto carino e sorridente. Volkner, come al solito, era taciturno e Dawn si sentiva un po’ a disagio per il silenzio che sentiva pesare.
«Ehm» iniziò lei. Volkner la guardò di sottecchi.
«Allora» disse Dawn «Sai che ho battuto la Lega Pokèmon?».
«Sì» rispose monosillabico il biondo, mentre continuava a fissarla.
«Immagino che tu sia diventato molto più forte» continuò imperterrita l’allenatrice, sorridendo.
«Indovinato» rispose Volkner.
«Che strano» disse Dawn. Sembrava stesse pensando ad alta voce. Il capopalestra la guardò ostentando curiosità.
«Cosa?» le chiese.
«Che tu non faccia parte del Club degli Allenatori» disse pensosa la ragazza «Hai presente, quello che si trova nell’Area Provviste?» gli chiese.
«Sì» rispose Volkner «Ovviamente posso accedere al Club, ma non mi interessa».
«Ti annoia anche quello?» domandò Dawn. Volkner annuì.
«I capipalestra li batto abbastanza facilmente» riprese il ragazzo «Gli altri allenatori sono più forti, ma non così tanto».
«Non come me?» sorrise divertita Dawn.
«Esatto» affermò il biondo, sorridendo non più tanto di sbieco. Era un miglioramento. Dawn arrossì di nuovo, leggermente.
«Ecco i vostri panini, ragazzi» esordì il ragazzo dall’aria trascurata, ma simpatica mentre posava i due grossi hamburger davanti ai due.
«Volkner, non trattare troppo freddamente questa ragazza così carina» disse ironicamente, lanciando un’occhiata ammiccante a Dawn prima di andarsene. Volkner non lo badò e continuò a masticare impassibile il suo panino, mentre l’allenatrice arrossì per l’ennesima volta.
Mangiarono in silenzio e Dawn notò che, ogni tanto, il ragazzo inserviente le lanciava qualche sguardo incuriosito. Passò un’ora. Dawn era incredibilmente riuscita a sostenere una conversazione con Volkner, riuscendo a farsi regalare anche un bonus in sorrisi. Il cameriere, ogni tre minuti controllava la situazione, oppure ogni dieci andava a scambiare qualche battuta o commento simpatico con i due. Alla fine della serata, Volkner pagò il pasto di entrambi, mentre Dawn contrariata gli batteva sul braccio. Quando uscirono, con il cameriere simpatico che li salutava allegramente da dietro al banco, Dawn si rimise a frugare nella borsa, alla ricerca della sfera con Staraptor.
«Prima che trovi la sfera là dentro, viene domani mattina» commentò sarcastico il biondo.
«Che ci posso fare se è uno spazio sconfinato?» borbottò Dawn, quasi immersa con la testa dentro alla borsa.
«Senti, faccio io» disse Volkner. Prese una sfera dalla cintura e la lanciò in aria. Con un bagliore, ne uscì un grande e possente Dragonite.
«Dragonite, dovresti dare uno strappo a me e a questa ragazzina» disse passivo Volkner, mani nelle tasche, mentre si avvicinava al pokèmon, che obbediente si era già abbassato per farlo salire. Il ragazzo, aiutandosi con una mano, saltò in groppa al drago e, dopo essersi seduto a cavalcioni davanti alle ali, offrì una mano a Dawn, per aiutarla a salire. L’allenatrice si aggrappò e con un salto, aiutata dal compagno, montò su Dragonite. Si mise anche lei a cavalcioni, seduta davanti a Volkner.
«Ora reggiti» le disse all’orecchio. Dawn rabbrividì, mentre cercava di tenersi come poteva al pokèmon.
«Volo, Dragonite, andiamo a Twinleaf Town» ordinò il capopalestra. Il drago, con un potente colpo d’ali, si sollevò in aria e partì alla velocità di un missile verso la destinazione indicatagli dall’allenatore. Dawn era letteralmente abbracciata a Volkner, che con un braccio la cingeva per la vita. Il suo viso sporgeva oltre la spalla sinistra della ragazza. Il cuore di Dawn batteva all’impazzata, mentre si faceva rossa in viso.
«E comunque» balbettò, mentre l’aria le frustava il viso «Non sono più una ragazzina». Sentì Volkner sorridere, accanto a lei.
«Certo» rispose ironico. In seguito Dawn non riuscì più a parlare a causa dell’elevata velocità a cui viaggiavano. Arrivarono a Twinleaf Town in un quarto d’ora. Dragonite scese di quota compiendo cerchi concentrici, che andavano dolcemente restringendosi verso il basso. Atterrarono proprio davanti alla casa della ragazza. Erano le otto e mezza circa. Dawn scese giù, sempre aiutata da Volkner, che in seguito smontò a sua volta. Le porse i sacchetti, che aveva tenuto con il braccio libero.
«Grazie» lo ringraziò Dawn, mentre li accoglieva tra le braccia.
«Allora ci vediamo» aggiunse sorridendo al biondo.
«Sì» confermò lui. Si voltò e saltò in groppa a Dragonite, che si sollevò da terra facilmente.
Dawn si voltò ed andò alla porta. Sentiva il potente battito d’ali del drago, farsi via via più tenue, mentre infilava le chiavi nella toppa e le girava, facendo scattare la serratura.
«Ci si vede al Club degli Allenatori» gridò Volkner mentre volava lontano, verso le nuvole nere con il suo Dragonite. Dawn lo guardò allontanarsi, fino a sparire dopo essere diventato un puntino nero. Sorrise.
«Sì, al Club degli Allenatori» sussurrò prima di entrare in casa e chiudersi la porta alle spalle.
 
Top
<3_Mitsuki
view post Posted on 4/7/2010, 15:06




ehiiiii ti faccio il mio minuscolo commentino... perchè il lavastoviglie mi chiama T.T ho letto pochissimissimo, ma quello che ho letto mi è piaciuto! Scrivi bene, la narrazione è scorrevole e hai un ottima proprietà di linguaggio! Scegli con cura i termini e questo rende la storia molto più interessante e la lettura più piacevole... che dire' voglio continuare a leggere anche perchè mi sto incuriosendo e vorrei farti commenti più decenti XD un bacione!
 
Top
Little Empress
view post Posted on 4/7/2010, 20:34




Grazie, sono davvero felice che ti piaccia ^__^ E anche che me la commenti!
Quando leggerai tutto, posterò anche il seguito XD

A proposito, posta nuove ff =)
 
Top
<3_Mitsuki
view post Posted on 5/7/2010, 13:39




ho letto tutto e mi piace tanto *-* sembra che Dawn abbia cambiato un po' il suo carattere da quando ha battuto la lega pokémon, prima era più energica, mentre ora è più fiacca.. sembra che l'unico ragazzo che le interessi sia Volkener (e io approvo la sua scelta u.u), forse perchè un allenatore più maturo, mentre i suoi coetanei le sembrano ancora un po'infantili... mi piace molto come descrivi e anche l'uso frequente dei flash back, servono a comprendere la crescita di Dawn, che è la cosa più importante della storia... spero che continuerai a postare =) e molto coraggioso da parte tua il voler trattare più paring contemporaneamente, e fin ora ci stai riuscendo egraggiamente XD Complimentissimi! <3
 
Top
Little Empress
view post Posted on 5/7/2010, 14:59




Haha, e manca ancora un pairing che non ho messo [sinceramente è il mio preferito >//<].
Comunque hai azzeccato tutto ^^

Allora, ehm, posto il seguito XD


«Leoooon!»
«Cosa succede?»
«Leon, leooon!»
«Ora mi alzo» brontolò Dawn mentre si puntellava con i gomiti sul letto per sollevarsi e vedere cosa voleva Empoleon. Era nella sua ball, ma tanto strepitava, che la sfera si aprì di scatto, facendolo uscire. Dawn si sedette, gambe incrociate, sul bordo del letto e guardò il pinguino che protestava con la sua voce squillante, accompagnandosi con ampi gesti delle pinne.
«Leoooon!»
«Come? Vuoi lottare?» chiese sbadigliando la ragazza.
«Leoooon!» affermò deciso Empoleon. Prese con la pinna destra la borsa dell’allenatrice dalla sedia e gliela lanciò contro. Dawn la evitò per un soffio.
«Beh, di sicuro i tuoi argomenti sono molto convincenti» sbottò alzandosi.
“Proprio oggi che non ho nessuna voglia di uscire” pensò mentre richiamava il pokèmon nella sfera e imboccava il corridoio. Sua madre era uscita a trovare la vicina, ovvero la madre di Damion: non si sarebbe persa una chiacchierata con la sua amica pettegola per nulla al mondo. Probabilmente il padre del ragazzo stava lavorando al laboratorio del Prof. Rowan a Sandgem Town. Tornò a pensare a dove sarebbe potuta andare a combattere e contro chi. Le venne subito in mente il club degli allenatori e chiamò fuori dalla sfera il suo Staraptor. Il pokèmon volteggiò con grazia nella fredda aria invernale e atterrò accanto alla sua addestratrice. La ragazza saltò in groppa al rapace e volarono verso la Survival Area. Dopo più o meno una ventina di minuti di viaggio, giunsero alla loro meta. Dawn saltò giù al volo, richiamando il pokèmon nella sfera ed entrò nel locale. Le luci soffuse rendevano appena visibili i contorni delle persone e dell’arredamento, la musica di sottofondo proveniva da una radiolina appesa in un angolo della stanza, ma il chiacchierio dei pochi clienti copriva il suono, tant’era basso. Al banco c’era il nonno di Buck, intento a lucidare con lo strofinaccio un bicchiere già lucido. Dawn si avviò verso al banco per ordinare qualcosa da bere. Prima di lottare doveva eliminare la sete o non avrebbe dato il meglio di sé. Empoleon, però, non sembrava d’accordo e scalpitante iniziò ad agitarsi nella ball finché non uscì, facendo cascare l’allenatrice a gattoni.
«Oh, ma insomma!» sbraitò Dawn, mentre muoveva minacciosa un pugno rivolta al pokèmon.
«Leoooon!» controbatté lui.
«Avrò il diritto di bere? Aspetta un attimo, pinguino capriccioso e volubile! Non mi sembrava che tu fossi così viziato, sai?»
«Serve una mano?» chiese una voce calda e profonda, alle spalle della ragazza. Dawn sentì un brivido percorrerle la schiena e si voltò repentinamente a controllare se i suoi sospetti fossero fondati. Un ragazzo sui venticinque anni, la stava guardando con i suoi occhi neri come la pece, accennando un sorriso. Delle ciocche di capelli scuri come il mogano cadevano ribelli sul viso, ma questo sembrava non infastidirlo. Indossava un completo blu, molto elegante, con un cappello dello stesso colore, alquanto eccentrico. Sotto la giacca si intravedeva una maglia aderente nera a collo alto, decorata con una collana dorata.
«Ehi, tutto bene?» chiese sempre con quel tono suadente Riley. Sì, ecco come si chiamava. Riley.
Dawn si riscosse dalla trance e arrossì violentemente, mentre annuiva con la testa. Il ragazzo le offrì la mano, per aiutarla ad alzarsi e l’allenatrice, rossa come il cappotto, accettò volentieri. Al contatto con Riley, un altro brivido le percorse la spina dorsale.
«G-grazie» balbettò mentre si alzava. Batté con cura il cappotto e rialzò lo sguardo, un po’ meno imbarazzata. Incrociò di nuovo gli occhi dolci e profondi del ragazzo, che la osservava sorridente. Blush!
«Tutto ok? Sei Dawn, vero?» chiese gentilmente. La ragazza sentì batterle il cuore come le ali di un colibrì e sorrise di ricambio a Riley, felice che si ricordasse il suo nome.
«Sì! Sono Dawn. E tu sei…» decise di fare la sostenuta, anche se sapeva benissimo qual era il suo nome. L’aveva pensato un’infinità di volte in quella frazione di secondo.
«Riley» le rammentò l’allenatore «Ci siamo conosciuti ad Iron Island».
«Oh, giusto» sorrise Dawn «Ci eravamo alleati per sconfiggere il Team Galaxy».
«Ti va di bere qualcosa?» chiese cortese il ragazzo.
«Sì, ho una gran sete» concordò Dawn mentre si avvicinava al banco con l’amico. Empoleon protestò, ma l’allenatrice lo fulminò con lo sguardo e lo fece rientrare nella sfera.
«Non ora!» gli bisbigliò severa.
«Cosa? Hai detto qualcosa?» chiese Riley, guardandola un po’ confuso.
«No, no. Proprio nulla» si affrettò a dissentire la ragazza. Si sedette vicino all’allenatore e ordinò un tè freddo.
«Se sei qui, vuol dire che sei veramente forte» osservò Riley, un luccichio nel suo sguardo.
«Già, ho superato la Lega» rispose Dawn «…E se vuoi dopo ti sfido» disse prevedendo la richiesta. Quello sguardo l’aveva già visto in diverse persone. Ad esempio Damion. Soprattutto Damion. Sempre Damion. Sospirò e le tornò in mente l’ultima volta che l’aveva visto due gironi fa. Decise di non pensarci più e scosse la testa con decisione come per scacciare il pensiero.
«Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti?» chiese di punto in bianco Riley, mentre osservava il suo drink come se fosse un qualche misterioso intruglio.
«Penso due anni o giù di lì» rispose l’allenatrice. Aveva più o meno quattordici anni quando l’aveva visto la prima volta. Sì, due anni fa più o meno. Quando l’aveva incontrato non l’aveva considerato più di tanto. Un amico, un compagno. Adesso però…Scosse nuovamente la testa. Ma cosa le succedeva ultimamente?
«Ehi, hai qualcosa che ti preoccupa?» chiese Riley.
«No, niente» mentì Dawn, sorridendo per tranquillizzarlo.
«Ok, se hai qualche problema dimmi pure» si offrì lui «Cercherò di aiutarti». Blush!
Chiacchierarono così per un quarto d’ora venti minuti. Ad ogni sorriso di Riley, Dawn si sentiva scoppiare dalla felicità e si dava subito dopo della sciocca. Alla fine decise di accontentare Empoleon e di farlo lottare. La lotta si dimostrò alquanto ardua: il ragazzo era un tipo tosto e i suoi pokèmon erano ben allenati. Dawn vinse per un soffio, proprio grazie alla cocciutaggine di Empoleon.
«Mi sono proprio divertito» ridacchiò Riley mentre uscivano dal locale e andavano al centro pokèmon.
«Già, devo ammettere che mi hai dato filo da torcere» disse Dawn, mentre accelerava il passo.
Dopo i soliti cinque minuti d’attesa i pokèmon erano in piena forma e ciò da un lato era una seccatura: voleva dire che Empoleon era pronto a lottare di nuovo.
«Aaah» si stiracchiò Dawn, stendendo le braccia al cielo azzurro. Sembrava estate se non fosse stato per la temperatura. Uno stormo di Pidgey, Pidgeotto e qualche Pidgeot sorvolò la Survival Area, oscurando per un attimo il Sole. La ragazza li salutò felicemente, mentre li seguiva con lo sguardo volare lontano, verso il mare. Riley la osservava sorridendo. Improvvisamente un colpo d’aria le portò via il cappello, che l’allenatrice stava sventolando per salutare i pokèmon uccello, e finì tra le mani dell’allenatore.
«Oh, grazie mille, Riley!» lo ringraziò un po’ in imbarazzo Dawn, mentre gli si avvicinava. Riley non glielo ridette subito e la guardò negli occhi. Sembrò vederci chissà cosa, perdersi dentro. Dawn arrossì lievemente. Il ragazzo sorrise di rimando e glielo porse.
«Non c’è problema» disse. Dawn lo riprese velocemente e se lo infilò, calcandoselo per bene in testa. Ripresero a camminare in silenzio. Dopo un po’, Riley si rivolse alla ragazza:
«Cosa fai adesso?»
«Non so, non ho molto da fare a dire il vero…» confessò Dawn.
«Ah, se fosse estate! Passerei le mie giornate al mare o a volare nel cielo!» continuò ricordandosi con piacere l’estate scorsa. Riley non parlò subito. La osservò sorridendo e poi tornò a guardare avanti, rimuginando. Dopo un po’, la fermò prendendola per il polso e facendola sussultare.
«Sì?» chiese Dawn, nascondendo l’imbarazzo per il contatto.
«Conosco un posto dove è estate tutto l’anno» disse Riley con uno sguardo complice.
«Dove? Le Hawaii?» fece ironica Dawn.
«No, più vicino e…segreto» le fece l’occhiolino Riley. La ragazza arrossì.
«E` il luogo dove vado quando ho bisogno di stare da solo a rilassarmi» continuò il ragazzo. La stava ancora tenendo per il polso, probabilmente senza rendersene conto. Dawn, però, se ne era più che accorta e faceva un po’ di fatica a concentrarsi su quel che diceva mentre sentiva la presa forte, ma gentile di Riley premere sulla sua pelle. Al solo pensiero, la ragazza si sentiva scoppiare il cuore. Prima che ciò accadesse davvero, decise di prestare di nuovo attenzione alla conversazione.
«Vuoi vederlo?» la invitò Riley, sorridendo tentatore. Era veramente bello. Il cuore della ragazza sospirò.
«Sei sicuro di volermelo mostrare?» gli chiese Dawn «Dopo non sarà più il tuo luogo segreto».
«Vorrà dire che diventerà il nostro luogo segreto» ridacchiò il ragazzo, strizzandole l’occhio. Il cuore di Dawn si sciolse come la cioccolata al sole. Dopo qualche minuto, si trovava insieme a Riley, sul Gyarados di lui, in mezzo al mare. Quel giorno era piatto, estremamente calmo. Solo ogni tanto, qualche piccola onda rompeva la linea dritta dell’orizzonte, per poi sparire. I raggi lo facevano risplendere e scaldavano la pelle di Dawn, che si era tolta il cappotto e alzata le maniche della maglia sopra ai gomiti per godersi quel piacevole calore. Riley non si curava di guidare il proprio pokèmon, che evidentemente sapeva già la strada per il luogo segreto, e si era seduto vicino alla ragazza, anche lui con le maniche arrotolate sopra i gomiti e la giacca in grembo, col cappello. I suoi capelli neri venivano scompigliati dal vento tiepido e producevano qualche bagliore, illuminati dal sole. Erano davvero molto belli. Dawn sentì l’impulso di allungare la mano per accarezzarglieli e infilarci le dita, ma lo soppresse affondando entrambe le mani sotto al cappotto che teneva piegato in braccio. Empoleon, che era uscito dalla sfera, sfrecciava come un siluro al fianco di Gyarados, ogni tanto saltando fuori dall’acqua e schizzando i due allenatori. Dawn gli gridava dietro di piantarla. Riley, invece, sembrava divertirsi un mondo.
Dopo circa dieci minuti, arrivarono nei pressi di una piccola e sperduta isoletta, probabilmente non segnata sulle mappe. Era ricoperta da una rigogliosa vegetazione e man mano che si avvicinavano, Dawn poté vedere che la costa era frastagliata e apparentemente inagibile. Si stava giusto chiedendo come avrebbero potuto superarla, quando Gyarados, dopo aver aggirato alcuni alti e appuntiti scogli, entrò in un’incantevole baia: la sabbia rilucente sembrava fatta di pietre preziose; dei piccoli e rotondi Spheal si divertivano a rotolare lungo la spiaggia, tra gli adulti Walrein che sonnecchiavano al sole, mentre i Sealeo nuotavano o giocavano tra di loro; sullo sfondo regnava la splendida vegetazione, dalla quale provenivano i versi dei pokèmon selvatici che abitavano l’isola. Dawn era rimasta a contemplare a bocca aperta quel piccolo pezzo di paradiso terrestre e non si era accorta di come Riley la guardava. Non si rese nemmeno conto di essere scesa da Gyarados, che nel frattempo si era allontanato per concedersi una nuotata con Empoleon in mare aperto. Quando, però, Dawn iniziò a sentire il caldo e le goccioline di sudore imperlarle il viso, si riscosse dalla trance e si voltò verso Riley, che aveva prontamente rivolto lo sguardo altrove. Dopo un po’, con nonchalance si girò per guardarla a sua volta e le chiese sorridente come sempre:
«Allora, che ne pensi?»
«I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-M-E-N-T-E S-P-LE-N-D-I-D-O» disse Dawn scandendo bene le parole ed esprimendo tutto il suo entusiasmo.
«Non hai caldo?» le chiese Riley. La ragazza improvvisamente parve ricordarsi dell’afa e le sembrò di sudare più di prima. Lui intanto si stava sfilando la maglia nera accollata, rimanendo a torso nudo. Si tolse le scarpe e i calzini neri, per poi lasciare tutto appeso ad una palma sbilenca. Dawn lo imitò: appese frettolosamente il cappotto, si sfilò gli stivali, le calze e la maglia, rimanendo in canottiera e gonna. Appoggiò tutto sul tronco dell’albero, compreso il cappello e corse a raggiungere Riley alla luce del sole, lontano dall’ombra fresca creata dagli alberi. Il ragazzo si era arrotolato i pantaloni sopra alle ginocchia e guardava l’orizzonte del mare. Dawn gli si avvicinò di soppiatto e guardò, sporgendosi da dietro la sua schiena, il mare. Scorse Empoleon e Gyarados che nuotavano in lontananza.
«Anche i pokèmon adorano questo posto» disse Riley, ad un certo punto, continuando a guardare i due pokèmon acquatici divertirsi in lontananza. Dawn gli scoccò un’occhiata e arrossì: senza il cappello che gli metteva il viso in penombra era ancora più bello. Per non parlare del corpo. La pelle chiara era baciata dal sole e la ragazza seguì il profilo della schiena di Riley, dall’alto verso il basso. Non era molto muscoloso, ma neanche troppo magro. Il ragazzo la osservò di sbieco e arrossì lievemente. La trovava molto graziosa, nella sua canottiera rosa chiaro di satin e nella sua classica gonna rosa shocking.
«Bene» esordì Riley, facendo sussultare Dawn, che si affrettò a distogliere lo sguardo dal corpo del ragazzo per concentrarsi su una palma vicina.
«Ho proprio voglia di farmi un bagno» continuò lui, chiedendosi cosa ci fosse di così interessante in un albero «Vieni?». Dawn lo guardò finalmente negli occhi, scordandosi della palma. Avvertì di nuovo il calore dei raggi del sole che le scaldava la pelle e la sabbia bollente che le scattava le piante dei piedi. Inoltre sentì un tepore piacevole pervaderle le guance. Improvvisamente provò una gran voglia di tuffarsi in acqua. Si voltò e, con uno scatto da centometrista, raggiunse le acque limpide e fresche del mare, ridendo e lanciando gridolini gioiosi per gli schizzi freddi che la colpivano. Riley la guardò un attimo sorridendo confuso e si affrettò a raggiungerla in acqua, ridendo e tuffandosi, sparendo sotto la superficie azzurra per poi riemergere qualche metro più avanti. Dawn nuotò dalla parte opposta, ridendo come una matta, mentre Riley la inseguiva ugualmente divertito. La raggiunse con poche bracciate e la afferrò per la caviglia, tirandola verso di sé. La ragazza bevve un po’ d’acqua salata ed iniziò a tossire, cercando di sputarla. Riley tentò di aiutarla sorreggendola, mentre la guardava sghignazzando. Quando Dawn ebbe finito di sputacchiare, lo fulminò con lo sguardo prima di spingerlo sott’acqua per la testa e nuotare velocemente via, ridacchiando e bevendo nuovamente acqua.
Dopo qualche altro minuto di lotta, la stanchezza iniziò a farsi sentire e la ragazza si trascinò a riva, finendo per arenarsi sulla battigia, a pancia all’aria. Riley le andò incontro, prima nuotando e poi camminando. Quando le fu accanto si sedette sospirando rilassato. Si scrollò l’acqua dai capelli e guardò il cielo azzurro tinta unita. Dawn gli lanciò un’occhiata compiaciuta e chiuse gli occhi sorridente, lasciando che il sole l’asciugasse. Riley la guardò di sottecchi, seguendone il profilo del corpo che si intravedeva sotto ai vestiti bagnati. Le goccioline luccicavano sulla sua pelle, illuminati dalla luce solare. I neri capelli bagnati si diramavano nella sabbia, verso l’alto e gli ricordarono delle lunghe alghe. Sfiorò una ciocca umida e sorrise alla vista del volto sereno di Dawn, che aveva ancora gli occhi chiusi. Dopo un po’ di tempo, Riley si rialzò, allontanandosi verso la vegetazione. Prese la sua giacca e la stese per terra, all’ombra della grossa palma. Guardò verso la riva, dove la ragazza dormiva tranquillamente. Si era asciugata ormai, baciata dal sole, ma avrebbe potuto scottarsi. Le tornò affianco e, con delicatezza la sollevò da terra, per poi portarla all’ombra e posarla sulla sua giacca aperta. Si sedette anche lui, appoggiando la schiena alla palma e socchiudendo gli occhi, mentre lasciava vagare lo sguardo: la linea dell’orizzonte era perfettamente dritta; i cuccioli pokèmon si erano finalmente appisolati e gli adulti si stavano spostando goffamente in acqua, probabilmente per andare a caccia. Gyarados era sparito, forse si era immerso. Empoleon, invece, si stava avvicinando a riva. Aveva nuotato abbastanza. Uscì dall’acqua marina e si avvicinò ai due ragazzi, al limitare della vegetazione, dove si sedette a dormire. Erano le ore più calde del pomeriggio e stimolavano le palpebre a chiudersi per concedere agli occhi un po’ di riposo, insieme all’intero corpo.
Dopo una buona mezz’ora anche Riley si addormentò. L’unico rumore era lo sciabordio delle onde che si infrangevano sugli scogli lontani e che si ritiravano gorgogliando. Ogni tanto un Wingull solitario attraversava il cielo, strillando come per chiedere se qualcun altro fosse sveglio. Ad un certo punto si era anche alzata una leggera brezza che accarezzava tutto ciò che si trovava sulla sua strada: faceva frusciare silenziosamente le foglie, aggirava le rocce, sollevava appena qualche granello della sabbia adamantina e scompigliava affettuosamente i capelli dell’allenatrice e del compagno.
Si fecero le cinque quando Dawn si destò, sbadigliando e aprendo lentamente le palpebre stordita dalla sonnolenza. Aveva dormito quasi due ore! Si guardò intorno e scorse quasi subito Riley, ancora addormentato al suo fianco, appoggiato alla palma, con la testa che gli ricadeva su una spalla e la bocca semiaperta. Sull’altro lato, Empoleon stava cercando di aprire una noce di cocco picchiettandola con il becco. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, usò Perforbecco finendo per sbriciolarla del tutto. Sospirò e spinse i miseri resti di lato con l’aiuto di una sua grossa ala. Solo allora Dawn notò la montagnola di briciole che si ergeva accanto al pinguino. Ridacchiò e gli si avvicinò. Salvò la nuova noce di cocco che stava per venir annientata da Empoleon, strappandogliela da sotto il becco e, sorridendo, gli fece vedere come aprirla senza distruggerla. Intanto, Riley si era svegliato a causa del rumore di noci di cocco rotte. Dawn gli si sedette accanto offrendogliene una e lui accettò volentieri, bevendone il dissetante succo biancastro.
«Dormito bene?» chiese Dawn sorridendogli.
«Sì» rispose Riley dopo aver inghiottito il latte di cocco.
«E tu? Mi sembravi piacevolmente addormentata» le chiese di rimando, ridacchiando al pensiero. Dawn tirò fuori la lingua e si unì alla risata del ragazzo.
«Beh, non c’è male» rispose infine.
«Questo posto è strepitoso» continuò guardando la spiaggia, il cielo e il mare «E la tua giacca molto comoda» scherzò, alzandosi e iniziando a ripulirla dalla sabbia. Quando ebbe finito gliela porse. Riley la prese, mettendola sulla palma, senza distogliere lo sguardo da lei. Le si avvicinò impercettibilmente, guardandola negli occhi, sorridendo con i propri. Lo sguardo di Dawn si perse per un attimo in quelle due onici brillanti. Quando si riprese, le cadde l’occhio sulla bocca del ragazzo, distesa in un sorriso rilassato e invitante. Era così bello. Il cuore iniziò di nuovo a batterle veloce come un le ali di un Combee. Si stava avvicinando o lo stava solo sognando nella sua fervida e sfrontata immaginazione? Deglutì impercettibilmente mentre si sforzava di guardarlo negli occhi.
«Ehi» interruppe l’improvviso e imbarazzante silenzio Riley «Tutto bene?». Dawn si dovette sforzare di assumere un’espressione rilassata e un tono di voce normale prima di aprir bocca:
«Certo». Il risultato fu piuttosto soddisfacente.
«Bene» sorrise Riley. Un galante tentatore. Le posò una mano sulla schiena, all’altezza della vita e con l’altra le sfiorò la guancia. Dawn rabbrividì. Poi, senza distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza, Riley si chinò, avvicinandosi pericolosamente alle rosee labbra socchiuse. L’allenatrice si era come incantata. Le palpebre calarono sugli occhi, come il sipario sul palcoscenico. Sentì il soffio caldo del respiro regolare del ragazzo solleticarle le labbra.
E poi, finalmente, accadde: la baciò. Le labbra di lui si appoggiarono a quelle di lei che, come se si fossero arrese, si dischiusero lentamente. Riley continuò a baciarla dolcemente, né troppo piano né troppo veloce. Il cuore di Dawn rallentò i battiti, adeguandosi al “ritmo” del bacio. Era come se una nebbiolina le aleggiasse attorno al cervello, provocandole una sensazione piacevole, rilassante. Dopo poco tempo, sembrò riscuotersi da quello stato di trance e aprì gli occhi, staccandosi bruscamente da Riley, che la guardò confuso. Dawn sentì il cuore riprendere a battere frenetico nel petto e le guance tingersi di un rosso scarlatto, mentre con le dita si sfiorava le labbra calde. Il ragazzo la guardava apparentemente sereno. Dalla sua espressione sembrava soddisfatto, ma non dava l’idea di aver capito il perché della reazione di Dawn, che in quel momento aveva distolto lo sguardo imbarazzata. Come si doveva comportare? Era stato bellissimo, ma quando si era resa conto di quel che stava succedendo non era più stata sicura.
«Scusa» balbettò senza osare guardare il ragazzo negli occhi. Si era comportata da scema.
«Non ti devi scusare» la rassicurò lui «A me è piaciuto molto». Il cuore di Dawn perse qualche colpo. Rialzò velocemente lo sguardo e vide Riley, lo sguardo gentile, il sorriso luminoso e tentatore. Si sentì di nuovo attirata da quelle labbra invitanti, ma decise che saltargli addosso non sarebbe stata un’ottima idea.
«Forse è meglio se ti riaccompagno a casa» disse Riley. La ragazza deglutì e, con grande sforzo, gli diede le spalle per sfilare dalla palma il suo cappotto rosso e la maglia. Mentre calzava gli stivali, si mordicchiò il labbro. Aveva sicuramente deluso Riley con quella sua reazione da ragazzina inesperta ed imbranata. Il ragazzo intanto aveva preso sottobraccio la sua maglia nera e la giacca e si era avvicinato all’acqua. Chiamò Gyarados, che dopo qualche minuto riaffiorò in superficie e si diresse lentamente verso l’allenatore. Dawn lo raggiunse esitante, con Empoleon che le camminava affianco. Cosa avrebbe fatto? Cosa gli avrebbe detto? Avrebbero dovuto stare assieme come minimo per quaranta minuti. Il viaggio verso casa sarebbe stato più lungo rispetto a quello di andata. Con sorpresa della ragazza, però, Riley aveva richiamato nella sfera Gyarados e aveva, invece, liberato un grande Salamance, che spiegò le ali ed eresse il collo assumendo un’aria imperiosa.
«Prima le signorine» la invitò l’allenatore indicando con la mano la groppa al drago. Dawn, titubante, si avvicinò al pokèmon, che la fulminò con un’occhiataccia. Non sembrava molto disposto a farla salire. Riley gli accarezzò il collo, prima di avvicinarsi a Dawn e sollevarla, afferrandola saldamente per i fianchi. La ragazza scivolò sulla larga e robusta schiena di Salamance, arrossendo lievemente per il contatto con l’allenatore. Riley si appoggiò alla spalla dell’enorme drago e con una spinta, in un secondo, si trovò già tra le sue ali, aggrappato al collo.
«Reggiti forte, le sue partenze sono alquanto rapide e potenti» avvisò l’allenatrice, che si avvinghiò imbarazzata al ragazzo. Salamance spiegò le enormi e possenti ali e con un solo, potente e deciso battito, si librò in aria, schizzando in avanti verso il cielo azzurro, che all’orizzonte iniziava a tingersi di rosa. Dawn per poco non fu sbalzata via. Era sicura di aver visto il pokèmon rivolgerle uno sguardo sdegnoso, poco prima di partire.
«Ehi» esordì Riley, quando il volo si stabilizzò «Scusa per il decollo burrascoso».
«Tranquillo, sono ancora su» borbottò Dawn. «Il tuo Salamance non sembra avermi preso molto in simpatia».
«Già» ridacchiò lui «E` gelosa, di solito la cavalco solo io. E poi non avevo mai fatto salire una ragazza, per giunta così carina». Dawn arrossì per l’ennesima volta. Riley la guardò di sottecchi e sorrise divertito vedendo le sue guance tingersi di rosso, come se vi fossero sbocciati due tulipani. I lunghi capelli neri frustavano l’aria, producendo i familiari riflessi bluastri. Gli occhi neri erano velati dalle ciglia. Sentì la presa delicata, ma decisa della ragazza all’altezza della sua vita. Dopo circa venti minuti di viaggio, durante il quale Riley tentò invano di avviare una conversazione con Dawn, arrivarono a Twinleaf Town. Mentre la giovane scendeva cautamente, la Salamance se la scrollò con poca grazia di dosso, facendola cadere sull’allenatore.
«Scusami!» balbettò Dawn, raddrizzandosi e sistemandosi la gonna.
«E di cosa? Non è stato per nulla un problema, anzi» le sorrise Riley, mentre la osservava.
«Posso il tuo cellulare?» le chiese di punto in bianco. Dawn lo guardò per un attimo confusa, ma lo sfilò dalla borsa e glielo porse quasi subito. Vide il ragazzo trafficare coi tasti e restituirglielo dopo un po’. Dawn lesse sul display:

Riley: 4563591952
Chiamami ogni tanto (^__^)/


«Ti ho anche salvato il numero» disse allegro Riley, richiamandola dalla trance. Dawn non sapeva che dire. Continuò a guardare prima il display, poi lui.
«Bene, io ora devo andare» la salutò sorridente. Avrebbe desiderato chinarsi e darle un bacio sulla guancia tinta di un rosso scarlatto, ma si trattenne, temendo di fare un passo falso.
«Ciao!». Quando la ragazza alzò lo sguardo, Salamance si stava sollevando elegantemente da terra, con in groppa Riley che la stava ancora salutando con la mano alzata. Il pokèmon si mosse velocemente, ma con più delicatezza di quando c’era anche Dawn sulla sua schiena, e sparì in lontananza. La ragazza restò come inebetita a fissare il cielo deserto davanti a sé. Quando un vicino le passò accanto, guardandola preoccupato, si disincantò e si avviò un po’ barcollante verso casa. Entrò, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle e si sfilò gli stivali, impiegando diverso tempo nonostante fosse una semplice operazione quotidiana. Dopodiché andò in camera sua, passando come sempre per il soggiorno dove sua mamma stava spazzando, ballando col la scopa sulle note del cantante del momento, Bob Mc Ball. La donna la salutò gorgheggiando e si diresse in cucina a passi di danza. Dawn salì rapida le scale e si chiuse in camera. In piedi, ancora davanti alla porta, lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, prima di iniziare a sfilarsi i vestiti. Si avvolse nell’asciugamano bianco e un po’ ruvido, uscì in corridoio e si diresse in bagno, dove l’aspettava una calda doccia ristoratrice.
Decise di dedicarsi un po’ più d’attenzioni del solito. Dopo una quarantina di minuti era bell’e pronta, con indosso il suo pigiama azzurro, i capelli lavati e freschi raccolti in due trecce, le pantofole ai piedi e un pacchetto di cioccolatini sottobraccio. Scese tranquillamente le scale e si lasciò sprofondare nel divano, decisa a rilassarsi, lasciandosi quel pomeriggio denso di emozioni alle spalle. Sua madre arrivò trottando dalla cucina, con in mano un piatto fumante di riso al curry. Le tolse con un abile gesto dalle mani il sacchetto di cioccolatini e lo sostituì con la ciotola di riso e un cucchiaio. Dawn sbuffò contrariata. Aveva voglia di abbuffarsi di schifezze. Ma dopo i primi bocconi, scoprì di stare morendo di fame e si tuffò sul riso. Sua madre la guardò sospirando.
«Erano giorni che mangiavi pochissimo. Iniziavo a preoccuparmi» disse, sedendosi accanto alla figlia e osservandola gustarsi il piatto.
«Hai voglia di dirmi perché?». Dawn si bloccò, con un cucchiaio traboccante di riso e curry a mezz’aria e le guance piene. Deglutì e posò il cucchiaio nella ciotola. Aveva voglia di confidarsi, ma…
«Anche se sono tua madre, posso benissimo ascoltarti e consigliarti come una tua qualsiasi amica» disse la donna, estirpando i dubbi della figlia.
«E forse anche meglio, visto che ho più esperienza» concluse facendole l’occhiolino. Dawn ridacchiò. Sua madre, quando voleva, era una forza.
«Ok» iniziò «Negli ultimi giorni sono successe diverse cose…Che mi hanno…» andò alla ricerca del termine che meglio potesse descrivere il suo stato d’animo «…Confusa». La donna la ascoltava con attenzione, cogliendo ogni sfumatura del tono ed espressione del viso.
«Per cominciare, Damion…Cioè, mi guardava in maniera diversa dal solito. E mi ha addirittura detto che sono carina!» esclamò, arrossendo al solo ricordo.
«Beh, bisogna ammettere che non è da lui» constatò la madre.
«E poi Lucas» continuò Dawn, mentre i ricordi delle giornate precedenti riaffioravano nella sua mente «L’ho sempre considerato un buon amico. Certo, un po’ impacciato e ogni tanto fin troppo appiccicoso. L’ultima volta che siamo usciti, però, ha fatto una cosa non da lui: mi ha salutato con un bacio sulla guancia». La donna le sorrise benevola:
«Ma un bacio sulla guancia è un gesto normale, Dawn».
«Ok, lo so…Però in questa situazione no. Infatti, se dessi un bacio sulla guancia a Lucas non arrossirei come un peperone per poi fuggire a gambe levate!». Ricordò un altro particolare: l’aveva fermata, trattenendole la bici per il manubrio, apposta per darle il bacio. E poi sembrava particolarmente impacciato con lei. Questi indizi la potevano portare solo a una conclusione…
«Ah, capisco» ridacchiò la madre della ragazza, distogliendo quest’ultima dai propri pensieri.
«Senza contare Volkner» ricominciò Dawn «Il capopalestra di Sunyshore City» aggiunse vedendo l’espressione incerta sul volto della madre.
«E` stato particolarmente socievole. E fidati che non lo è per nulla. Oltre ad avermi invitato a passare il pomeriggio con lui, mi ha anche riportato a casa col suo Dragonite».
«Che gentile» sorrise la donna, guardando teneramente la figlia. S’immaginò la scena.
«Già e, se lo conoscessi, capiresti quanto sia stato strano il suo comportamento. Infine…» Dawn deglutì, mentre le sue guance avvampavano.
«…Riley. Un allenatore veramente in gamba che ho incontrato due anni fa, durante il mio viaggio per arrivare alla Lega Pokèmon. Ecco, è con lui che ho passato il pomeriggio fino a circa un’oretta fa…E` stato fantastico, davvero eccezionale. E…Ehm…Sì…Beh…Alla fine mi ha baciato» confessò arrossendo fino alla punta dei capelli. Sua madre le accarezzò una guancia e sentì il forte calore che emanava. Sembrava veramente aver preso fuoco.
«Stellina mia, a quanto pare sei cresciuta» disse guardando amorevolmente il volto della propria bambina e sistemandole i ciuffi ribelli di capelli che le ricadevano sul viso rosso.
«E sei diventata ancora più meravigliosa di prima. Posso immaginare che tu ti senta confusa, del resto ti sei ritrovata improvvisamente in una situazione difficile». Dawn, avvertendo la vicinanza della madre, si rilassò come non le succedeva da giorni.
«Cosa dovrei fare, secondo te? Come mi dovrei comportare?» chiese alla donna, guardandola supplichevole «Non ne ho la più pallida idea».
«Dawn, non devi pensare solo a quello che gli altri potrebbero provare o pensare di te. Devi seguire te stessa, il tuo cuore e i tuoi sentimenti. Non puoi spezzarti in quattro per rendere felici tutti. E, tantomeno, puoi costringerti a stare con chi non ricambi. Non puoi mettere in gabbia il tuo cuore come fosse un uccellino, devi lasciarlo libero di volare e seguire il vento» disse con slancio la madre, stringendo le mani di Dawn nelle proprie e guardandola negli occhi seriamente. La ragazza si sentì a disagio e distolse lo sguardo. Sapeva che sua madre aveva ragione. Ma una cosa era dire le cose, un’altra metterle in pratica. La donna sembrò averle letto la mente:
«Innanzitutto devi capire i tuoi sentimenti. Per riuscirci dovresti trovare più tempo per te stessa».
«Giusto…» concordò Dawn.
«Però non potrai evitare i tuoi quattro simpatici amici. Quindi, approfittane per conoscerli meglio, per quanto sia possibile. In questo modo dovresti anche schiarirti le idee».
«Grazie, mamma» la ringraziò la ragazza, sorridendo un po’ mestamente, ma più serena. Si allungò sopra alla ciotola ancora fumante di riso per abbracciare la madre. Dopo un minuto la donna si alzò per andare a farsi un bagno, mentre Dawn riprese a consumare la sua cena e a guardare la televisione. Sua madre avrebbe dovuto scrivere in un libro tutte le sue “perle di saggezza”: se l’avesse provato a vendere, avrebbe fatto soldi a palate!

Edited by Little Empress - 5/7/2010, 16:15
 
Top
<3_Mitsuki
view post Posted on 5/7/2010, 15:00




siiiiiiiiiiiì *me vuole leggere*
davvero ho azzeccato tutto? tutta la crescita della nostra Didi? o.ò mi sorprendo di me stessa XD
 
Top
Little Empress
view post Posted on 5/7/2010, 15:00




Bravissimaaa XD Ho messo il seguito in contemporanea al tuo post! [hai azzeccato anche le mie preferenze LoL]
 
Top
17 replies since 16/11/2009, 21:48   195 views
  Share